martedì 10 gennaio 2012

Una famiglia di quattro persone in Italia ha subito una stangata di 10′850 euro.

1. Cono gelato +159,7%
2. Penna a sfera + 207,7%
3. Tramezzino al bar+198,7%
4. Pizza margherita + 93,5%
5. Sogliola al kg. + 84,4%
6. Biscotti frollini (1 kg) 1,50 3,20 113,3%
7. Lavanderia pantalone+ 109,4%
8. Caffè 2 pz x 250 gr + 136,5%
9. Pizza 4 stagioni + 84,1%
10. Jeans uomo (di marca) + 95,2%
11. Lotto giocata minima + 92,3%
12. Dentista (otturazione) + 54,9%
13. Patate al kg. + 80,6%
14. Riso arborio kg + 84,2%
15. Fettine di vitello al kg. + 58,2%
16. Pane in cassetta + 87,5%
17. Supplì cadauno + 123,9%
18. Cappuccino e brioche + 68,1%
19. Zucchine al kg. + 43,4%
20. Quadernone + 75,9%
21. Passata pomodoro (bottiglia) + 67,7%
22. Parrucchiere messa in piega + 63,1%
23. Minestrone surgelato + 64,4%
24. Lamette da barba + 65,6%
25. Saponetta + 66,7%
26. Panino al bar + 50,0%
27. Fette biscottate + 66,7%
28. Farina kg.1+ 57,9%
29. Candeggina lt 1 +64,3%
30. Confettura ai frutti di bosco + 68,4%
31. Yogurt alla frutta 2 pz + 26,2%
32. Tonno in scatola al kg. + 66,9%
33. Bagnoschiuma + 37,6%
34. Pane al kg. + 58,3%
35. Cereali da colazione + 58,5%
36. Quotidiano + 55,8%
37. Detersivo piatti lt 1 + 34,8%
38. Mele golden al kg. + 39,3%
39. Spazzolino da denti + 54,7%
40. Collant 40 denari + 57,1%
41. Uova confez. da 6 + 16,5%
42. Assorbenti con le ali + 55,7%
43. Dado 10 pz + 51,3%
44. Limoni al kg. + 35,0%
45. Bollettino cc postale+ 55,8%
46. Parcheggiatore abusivo + 94,2%
47. Latte fresco lt 1 + 25,0%
48. Pomodori pelati +96,9%
49. Sapone liquido mani + 51,3%
50. Crackers + 49,4%
51. Detersivo liquido lavatrice lt 3 + 64,4%
52. Polo di marca + 49,7%
53. Spaghetti kg.1+ 39,5%
54. Parrucchiere taglio donna + 48,9%
55. Nasello al kg. + 42,0%
56. Cipolla al kg. + 22,8%
57. Birra 0,66 cl + 45,6%
58. Caffè al bar + 34,3%
59. Olio di semi lt 1 + 46,0%
60. Scatoletta gatto grande 2 pz + 49,1%
61. Aceto balsamico + 35,3%
62. Penne kg.1 + 33,7%
63. Panna da cucina+ 37,9%
64. The + 40,6%
65. Dentifricio+ 34,3%
66. Sottilette 10 pz+ 33,3%
67. Prosciutto crudo al kg. + 26,2%
68. Miele liquido + 34,0%
69. Saponetta di Marsiglia + 40,8%
70. Gambaletti donna + 37,7%
71. Cacao in polvere + 44,7%
72. Biglietto autobus Milano + 94,8%
73. Bevanda gassata cola (1,5 l) +29,9%
74. Sale kg.1 + 48,9%
75. Aceto lt 1 + 42,9%
76. Basilico all’etto + 28,9%
77. Zucchero kg.1 + 22,4%
78. Olio extravergine lt 1 +40,4%
79. Parmigiano reggiano al kg. + 10,1%
80. Orzo + 23,4%
81. CD 2+ 9,2%
82. Pomodori pachino + 18,5%
83. Aglio al kg. + 39,5%
84. Ammorbidente lt 4+ 24,6%
85. Cinema biglietto ridotto + 33,2%
86. Banane al kg. + 36,0%
87. Tovaglioli carta (100 pz) + 27,3%
88. Carta igienica 10 rotoli +34,9%
89. Cioccolata da spalmare + 23,3%
90. Prelievo bancomat+ 17,6%
91. Camomilla + 15,7%
92. Pannolini conf. piccola + 18,3%
93. Shampoo + 21,2%
94. Deodorante stick + 33,7%
95. Cinema biglietto intero + 26,7%
96. Schiuma da barba + 13,8%
97. Omogeneizzati 2 pz + 11,2%
98. Burro 250 gr. + 25,5%
99. Francobollo posta prioritaria  -3,2%
100. Mancia (minima) al ristorante + 96,1%
MEDIA AUMENTI: 54,1%
Fonte: Codacons

Crisi economica, aumenta il numero dei suicidi tra imprenditori e disoccupati

Secondo la ricerca Eures in Italia ci sono stati 2986 casi, con un incremento che ha riguardato soprattutto la popolazione maschile (+5,6% rispetto all'anno precedente). Record in Veneto con 50 casi in tre anni
Si può morire impiccati al chiodo della crisi, avvelenati ad aspettare quella manciata di soldi che ti spettano, che magari non arriveranno mai. Denunciare i creditori? I tribunali ci mettono sette anni per arrivare a una sentenza definitiva, e poi intorno ti fai terra bruciata. Ragionava così Giovanni Schiavon, e intanto telefonava ogni due o tre giorni a quei creditori che avevano allungato i tempi di pagamento di altri mesi, forse anni. Privati ma anche tante amministrazioni ed enti pubblici che non lo riescono più a pagare.

Giovanni Schiavon era un piccolo imprenditore edile come tanti nella zona del padovano, giovane e affidabile, serio e molto professionale: era proprietario della Eurostrade di Vigonza. Si è ucciso non per i debiti ma per i crediti che non riusciva a riscuotere, aveva crediti con enti pubblici per almeno 300 mila euro. Nel nordest sono tante le storie come quella di Giovanni: imprenditori alle prese con l’aziendina di famiglia, ma anche ristoratori, artigiani e dipendenti presi a calci dal loro stesso lavoro. Così suona cinico ma realista il titolo della ricerca dell’Eures “Il suicidio in Italia ai tempi della crisi” che ricorda tanto L’amore ai tempi del colera di Garcia Marquez. Qui però di romantico non c’è nulla: secondo i dati dell’istituto di ricerche economiche e sociali in Italia nel 2009 c’è stato un suicidio al giorno per motivi legati al lavoro. Nel solo Annus horribilis della crisi mondiale e in seguito al massiccio ricorso alla cassa integrazione da parte di tante aziende, secondo la ricerca Eures in Italia ci sono stati 2.986 suicidi con un aumento del 5, 6 % rispetto all’anno precedente, un aumento che ha invertito la dinamica decrescente degli ultimi anni.

L’incremento dei suicidi ha riguardato soprattutto la popolazione maschile (+ 5, 6 % rispetto all’anno precedente passando da 2. 197 a 2. 343) ma anche in misura minore quella femminile (+ 1, 6 % con 634 casi rispetto ai 631). Colpisce però soprattutto la forte connessione tra suicidi e crisi economica e occupazionale. Basta leggere i numeri: sono 357 i suicidi compiuti da disoccupati, con una crescita del 37,3% rispetto ai 260 casi del 2008. Nella maggior parte dei casi si tratta di persone espulse dal mercato del lavoro (272 in valore assoluto), il 76% a fronte di 85 casi di persone in cerca di prima occupazione. Un altro indicatore della connessione tra aumento dei suicidi e crisi sono i suicidi per motivi economici, che – pur con tutte le difficoltà di capire le motivazioni profonde di un gesto così assoluto – raggiungono proprio nel 2009 il valore più alto degli ultimi decenni con 198 casi, con una crescita del 32% rispetto all’anno precedente e del 68% rispetto al 2007.

Dal punto di vista geografico oltre la metà dei casi sono concentrati “in una regione del nord” (così dice la ricerca) con ben 1.600 suicidi pari al 53,6 % del totale, a fronte del 18,8% al centro e del 27,6% al sud. Una tendenza in triste ascesa quella dei suicidi a Nordest che riguardano soprattutto padroncini e piccoli imprenditori: sono oltre una cinquantina negli ultimi tre anni quelli che si sono tolti la vita, spesso schiacciati dai tempi di pagamento lunghissimi applicati dalle aziende o dagli enti pubblici. Oggi la media di tempo in cui vengono saldati i debiti da parte dello Stato o degli enti locali è di 180 giorni, tempi che spesso nelle Asl si allungano addirittura a 300 e in alcuni casi 900 giorni. Non va meglio per i pagamenti che devono effettuare le aziende, soprattutto quelle più grandi, che spesso slittano da tre a sei mesi costringendo i piccoli imprenditori ad andare a bussare (ormai sempre più a vuoto) agli istituti bancari. Ancora secondo la Cgia infatti su un campione di 800 microimprese intervistate il 51, 3 % manifesta una aumentata difficoltà di accesso al credito. Tradotto, è una via senza uscita: se la piccola azienda esegue dei lavori e viene pagata con molto ritardo, nel frattempo si rivolge alla banca che però non concede credito, per quanto tempo può sopravvivere? Insomma in Veneto i piccoli imprenditori e il mondo di associazioni, confederazioni e piccoli partiti autonomisti anti-banche che ci ruota attorno sono una bomba a orologeria.

da Il Fatto Quotidiano del 7 gennaio 2012

TUTTE LE BUGIE DI MONTI: OLTRE IL DANNO, LA BEFFA

Sul fatto che qualcosa per salvare il Paese vada fatto credo si sia tutti d’accordo. E’ sul cosa che si può discutere. Intanto qualcuno dovrebbe spiegarci perchè si è impedito con ogni manovra eversiva di far lavorare il Governo legittimo, mentre adesso si debba concedere fiducia al buio ad un esecutivo che impone e dispone misure inique e cervellotiche, tutte tese ad evitare la ricapitalizzazione delle banche a spese della comunità, cioè ad impedire che a tirar fuori i soldi siano gli azionisti di riferimento di quelle banche che si sono arricchiti alle spalle di aziende, lavoratori e pensionati, e che quando hanno avuto utili si son ben guardati dall’impiegarli a favore dello sviluppo dell’economia italiana.

 Detto questo, qualcuno dovrebbe far capire al prof Monti, al quale speriamo arrivi l’eco di queste note, che in Italia non esistono classi separate di consumatori come fa finta di credere lui e lo stuolo di leccasuole di cui s’è circondato. Cioè, non è che le sue misure colpiscano una i proprietari di case, un’altra gli automobilisti, un’altra i pensionati, e così via. Il prof Monti dovrebbe invece prendere atto che c’è gente che riveste tutti i ruoli tartassati, nel senso che è allo stesso tempo proprietario di casa, pensionato, automobilista, contribuente, e magari possiede una pilotina sgangherata da 3000 € comprata a rate ed ormeggiata in qualche porto canale, per cui deve pagare tutte insieme l’Imu, l’Ici, l’Iva, le accise da usurai sui carburanti benzina e gasolio per il riscaldamento, la superimposta su gozzi e pattini, spesso dovendosi pure prendere cura dei nipotini per mancanza di asili e dovendo mantenere i figli che non riescono a trovare uno straccio di lavoro. Ci ha pensato a questi, e sono tantissimi,che devono farsi carico del cumulo di tutti i balzelli da lei introdotti, non per la crescita si badi bene, ma solo per salvare le banche d’Italia e d’Europa? Le sembra giusto, anzi equo, questo prof Monti? Non crede di aver già abbastanza preso in giro gli italiani parlando di misure come se fossero “separate” quando invece insistono tutte insieme su tutti quelli chiamati a pagare, con l’aggravante di misure viscide ed ignobili, tenute sottotraccia come quella della rivalutazione degli estimi catastali del 60%, per cui non solo si reintroduce l’Ici, ma lo si fa a livelli stratosferici, per lo più insopportabili? Lo sa prof Monti che l’Agenzia del territorio dal 2007 ha fotografato tutto il territorio italiano rilevando oltre 2.200.000 particelle non accatastate, con oltre 1.162.000 case fantasma la cui esistenza non è mai stata regolarizzata dai Comuni? E, giusto per fare un esempio, come la applica l’Ici in quel comune del napoletano, prof Monti, dove ci sono 5000 abitazioni abusive su 5005? Perchè invece di spaventare la gente non pensa a misure che favoriscano ed incentivino l’investimento dei capitali privati anziché la loro fuga all’estero? Del resto lei stesso ha ammesso che nessuna di queste misure è a favore dello sviluppo e della crescita occupazionale o per il rilancio dei consumi che son tutte la stessa cosa, e che quel capitolo è ancora tutto da scrivere. Non le viene mai in mente che ai pensionati della ricapitalizzazione di Banca Intesa non gliene freghi niente, e che molti possano, invece, pensare che per un Passera che ha 6.000.000 di azioni di quella banca, il non dover procedere ad una ricapitalizzazione sia un bel risparmio e che il conflitto di interessi sia non latente, ma ben visibile e tangibile sulla nostra pelle? Ma poi ieri, ci creda prof Monti , ha veramente esagerato. Affermare che senza questa manovra lo Stato avrebbe corso il rischio di non poter pagare gli stipendi e le pensioni, non solo, come lei ben sa, è una evidente menzogna, ma costituisce un procurato allarme, un vero atto di terrorismo politico alla Bersani, cui lei si è probabilmente affidato senza riflettere e di cui siamo certi si sarà già pentito per averlo posto in atto. Lei sa benissimo che tutti in Europa, pure quelli che ci vorrebbero torchiare tre volte come si fa con le vinacce per dar più colore al vino, ammettono che il sistema pensionistico italiano è già adesso prima della sua riforma il più equilibrato d’Europa, pure più di quello danese preso a riferimento. Lei sa che con l’iniezione dei quasi 4 milioni di immigrati regolarizzati che pagano tasse e contributi pensionistici i conti dell’INPS sono floridi come non accadeva da decenni. Perchè mai, quindi, non si sarebbero dovute pagare le pensioni? E per quanto riguarda gli statali, lei ha detto un’altra enorme bugia, perchè sa benissimo che Berlusconi le ha lascito un governo con un avanzo primario largamente positivo, cioè con le entrate che da mesi superano le spese correnti, tanto è vero che il debito pubblico (non l’indebitamento) decresce. Allora? E sa benissimo che lo spread è un falso problema, come dimostra il fatto che ad ogni asta i bond italiani vadano a ruba, altro che rischio di default. Dica la verità: il suo unico, vero obiettivo non è salvare il Paese, da cosa poi?, ma di risanare il sistema bancario nazionale ed europeo. Ormai il suo gioco diviene sempre più scoperto, per cui comincia a rendersi urgente che qualcuno valuti la possibilità di staccarle la spina. Che senso ha salvare il Paese ammazzando quelli che lo abitano? A chi lo deve “regalare” una volta che lo abbia svuotato?

Ecco dove finiscono i nostri soldi....

Nonostante la crisi economica e i tagli chiesti dal governo, il decreto Salva-Italia di Mario Monti ha di fatto introdotto sacrifici per tutto il Paese, senza però intaccare la sfera delle spese militari.
In particolare, la questione verte intorno all’acquisto di una serie di caccia F35, il cui costo complessivo sarebbe da paragonare a quello di una finanziaria. Eppure, la pressante crisi economica ed il buon senso, non hanno smosso Mario Monti, il quale ha tutta l’intenzione di acquisire i suddetti velivoli militari.
 Intanto si allarga lo schieramento politico che chiede a gran voce di non comprare i costosi caccia. Ora Idv, Fli e tutto il movimento pacifista, si trovano insieme per protestare contro questo atto, che proprio a causa della crisi economica, sarebbe da evitare. Come sostiene Enzo Raisi di Fli, nuovo seguace del fronte di opposizione alle eccessive spese militari:

«È giunto il momento di rompere un tabù, o almeno di rimetterlo in discussione. È quello degli sperperi in spese militari legate ancora al vecchio schema degli anni della guerra fredda. Ad esempio, il recente acquisto dei caccia F35, per un valore analogo a quello di una manovra finanziaria. Il governo Monti dovrebbe riflettere e riaprire anche il capitolo della dismissione dell’enorme patrimonio di ex caserme e strutture abbandonati dalla difesa: si individuino procedure-lampo per immetterli sul mercato visto che quelle esistenti sono lunghissime e inefficaci».
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Antonio Di Pietro, leader Idv, che rivendica di essere stato il primo a denunciare questo sperpero di soldi pubblici:
«Meglio tardi che mai. Alla fine anche la grande stampa e qualcun altro si sono accorti che scandalo insopportabile siano i miliardi di euro che buttiamo in spese militari. Soprattutto se si pensa che per il Servizio civile nazionale, invece, i fondi sono precipitati dai circa 170 milioni del 2010 ai 68 del 2012. Quando il ministro della Difesa ammiraglio De Paola ha detto che a tagliare le spese militari non ci pensava proprio, nessuno tranne noi aveva fiatato».
Fonte: La Repubblica

Il gioco del banchiere Monti e le pensioni.

Entro febbraio l'ennesimo smacco al "popolo onesto" tutti i pensionati che percepiscono una pensione superiore ai MILLE EURO (cifra bassissima calcolando i costi della vita) dovrà assolutamente farsi accreditare la somma su un conto corrente sia esso postale o bancario ora le banche e le poste stanno studiano promozioni che come dicono loro daranno servizi a costi bassissimi.
Ma secondo voi il problema dell'evasione è quello dei pensionati con quel poco che percepiscono, immagino se fosse stata viva mia nonna costringerla ad  usare il bancomat il pin, parlano di sicurezza non è più rischioso far andare una persona anziana ad uno sportello bancomat per fare un prelievo immaginate la criminalità come sarà pronta ad aspettarli appostati.
Poi in tutto questo marasma di notizie quanti pensionati non comunicheranno i dati per l'accredito non si vedranno nenache quei pochi spiccioli che servono per sbarcare il lunario.
Alla fine a guadagnarci saranno sempre le Banche che potranno godere di giacenze di euro record e guadagnare interessi su interessi.
Caro Monti ma non era meglio aiutarli i pensionati invece di complicargli la vita.

Lo Stato non lo paga da anni, imprenditore minaccia il suicidio

Stanco di attendere i compensi che, da dieci anni, gli devono Prefettura e Procura della Repubblica di Sassari, il titolare di un deposito di auto, Daniele Delogu, di 59 anni, sassarese, ha minacciato di buttarsi da un costone nelle campagne fra Sassari e Ossi. Dopo due ore di trattative l'uomo ha deciso di desistere e ha raccontato ai soccorritori il suo dramma: lo Stato ha nei suoi confronti un debito di oltre 350mila euro.
Esasperato per un debito da parte dello Stato. di recente l'uomo si era sentito dire che avrebbe visto i suoi soldi in cinque anni. Da qui la decisione estrema e provocatoria.

Nel deposito di Ottava, Delogu custodisce auto sequestrate dalla magistratura e dalla Prefettura, ma lo Stato da anni non gli dà un centesimo. Questa mattina alle 10 l'imprenditore è salito sul costone, ha chiamato i Carabinieri e ha minacciato di buttarsi.

Sul posto sono intervenuti i militari della stazione di Sassari, i vigili del fuoco e il personale del 118. Dopo due ore di trattative l'uomo ha deciso di desistere e ha raccontato ai soccorritori il suo dramma. ''Non ce la faccio più - ha detto - qualcuno deve intervenire e risolvere questa situazione assurda''.
fonte tgcom24

Complice la crisi economica è boom dell’usura: in quattro anni 10mila le imprese costrette a chiudere

Complice la crisi economica è boom dell’usura: in quattro anni 10mila le imprese costrette a chiudere

In questa situazione di crisi c’è un altro male che prolifera in maniera sempre più evidente: l’usura. Il suo è un vero boom e sono 10mila le imprese che in tre anni, dal 2008 al 2011, hanno chiuso i battenti per colpa sua o - comunque - per debiti. A lanciare l'allarme è Sos Impresa e Confesercenti nel XIII rapporto 'Le mani della criminalità sulle imprese'.
L'indebitamento delle imprese ha raggiunto i 180mila euro, quasi raddoppiandosi nell'ultimo decennio. Anche i fallimenti sono cresciuti vorticosamente: +16,6% nel 2008 e +26,6% nel 2009. Allarmanti, poi, i dati del 2010 riferiti al primo trimestre con fallimenti in crescita del 46%. Tradotto in numeri questo significa che 3.226 aziende hanno fatto ricorso alle procedure fallimentari, con un trend che farà superare abbondantemente le 12mila chiusure. Sono 200mila, in sostanza, i commercianti coinvolti in rapporti con l'usura, ma le posizioni debitorie vanno stimate inoltre 600mila unità. E con la crisi è aumentato il numero degli usurai che oggi sono passati da circa 25mila a oltre 40mila.
Quanto all'identikit della vittima dell'usura, il fenomeno colpisce solitamente commercianti che operano nel dettaglio tradizionale, come alimentaristi, gestori di negozi di abbigliamento e calzature, fiorai. Sono queste "le categorie che - rileva il rapporto - oggi pagano, più di ogni altro comparto, il prezzo della crisi. Da segnalare, infine, l'ingresso della criminalità organizzata, soprattuto della camorra, nell'attività usuraia. Secondo il rapporto "molti boss non considerano più spregevole tale attività, anzi il titolo di usuraio mafioso si inserisce compiutamente in quell'economia corsara, immensamente ricca e altrettanto spregiudicata. Le operazioni censite che hanno coinvolto esponenti della criminalità organizzata sono aumentate in tre anni del 52,5%.
L'allarme mafia - La mafia Spa è il più grande agente economico del paese e, in un momento di crisi economica e di restrizione del credito, può contare su 65 miliardi di euro di liquidità risultando così la prima banca d'Italia. La mafia continua a configurarsi come una holding company articolata su un network criminale fortemente intrecciato con la società, l'economia e la politica, in grado di muovere un fatturato che si aggira intorno ai 140 miliardi di euro con un utile che supera i 100 miliardi al netto degli investimenti e degli accantonamenti.
Si parla cioè di circa il 7% del Pil. Una massa di denaro enorme che passa quotidianamente - rileva il rapporto - dalle tasche dei commercianti e degli imprenditori italiani a quelle dei mafiosi. Di fatto bar, ristoranti, alberghi e negozi subiscano 1.300 reati al giorno, praticamente 50 all'ora, quasi un reato ogni minuto. Violenza di strada e ricatto mafioso, dunque, si abbattono sulla piccola impresa, costringendola ad una vita affannosa per sopravvivere e "a non divenire facile preda degli appetiti di criminali in doppiopetto". Sono oltre un milione gli imprenditori vittime di un qualche reato, ovvero un quinto degli attivi.
Un fenomeno preoccupante - Oltre al grave e continuo processo del condizionamento dell'economia legale, oggi, assistiamo ad un fenomeno nuovo e per alcuni versi più preoccupante: si è determinata un'inversione dei rapporti tra alcuni pezzi della finanza - avverte il rapporto Sos Impresa - e dell'imprenditoria e criminalità organizzata. Si tratta di "rapporti che nascono sotto il segno della complicità e della collusione per ricavarne vantaggi economici rilevanti". In sostanza oggi più che mai pezzi dell'imprenditoria e della finanza, anche a causa del credit crunch dominante, sono sempre più attratti dai soldi della criminalità, anche perché in questo momento di crisi "mafia spa è l'unico soggetto economico-imprenditoriale in grado di fare investimenti".
La mafia camaleonte - Dal rapporto emerge poi quella che viene definitiva 'mafia camaleonte': l'organizzazione, infatti, ridisegna di continuo la propria strategia economica e finanziaria. L'organizzazione criminale ha sempre di più l'esigenza "di attrarre nel proprio circuito pezzi di finanza deviata, professionisti senza scrupoli, qualche imprenditore persuaso che la strada della collusione partecipata sia l'unica possibile per rimanere a galla". Quanto ai settori di investimento, dal rapporto emerge come gli interessi della mafia si siano spostati in comparti nuovi: dalla sanità, con la gestione delle cliniche private o dei residence per anziani, allo sport, con la gestione di società dilettantische o di scommesse clandestine, fino all'autotrasporto, alla logistica e ai servizi di vigilanza dei locali notturni.
Roma sempre più violenta - SoS Impresa lancia poi l'allarme sulla dilagante violenza nelle città. Roma è sempre più violenta. Tra omicidi, estorsioni, regolamenti di conti, usure e rapine, la Capitale è diventata una città sempre meno sicura, più violenta di Catania, Palermo, Napoli o Reggio Calabria, capoluoghi a forte radicamento mafioso. Va a Roma, inoltre, il triste primato di capitale dell'usura. A lanciare l'allarme è Sos Impresa e Confesercenti nel XIII rapporto 'Le mani della criminalità sulle imprese'.
La rapina il 4 gennaio scorso nel quartiere di Tor Pignattara ha inaugurato il 2012 "confermando lo stato di emergenza sicurezza in cui versa la Capitale, da almeno cinque anni. La lunga scia di sangue dell'anno appena conclusosi ha contato 20 sparatorie e 30 omicidi. Più di quanti se ne siano verificati a Catania, Palermo, Napoli o Reggio Calabria", denuncia il rapporto. E a questi gesti eclatanti bisogna aggiungere il numero di altri reati, dall'omicidio alle lesioni, aumentati nel 2010 e nel 2011. In particolare le rapine a Roma nel 20011 sono aumentate dell'11% e "i principali obiettivi dei rapinatori sono diventati quegli esercizi commerciali che non possono contare su forme di controllo quali vigilanti o casseforti, o che non pagano il pizzo". Dal rapporto, poi, emerge che "la violenza investe le periferie e le borgate, ma anche il centro storico e quartieri più ricchi come Prati, l'Eur e i Parioli.
"Sicuramente la lunga scia di sangue - rileva Sos Impresa - non può essere imputabile ad un'unica regia criminale. Probabilmente ci troviamo di fronte ad organizzazioni diverse che si contendono il ricco territorio della Capitale". A Roma, poi, "malgrado le rassicurazioni e le firme di patti di vario genere, l'ondata di conflitti a fuoco non accenna a smorzarsi e la paura cresce tra tutti gli strati sociali. A questo bisogna aggiungere la scarsità di uomini e mezzi in dotazione delle forze dell'ordine". Infine, sul fronte dell'usura, il Lazio e la Capitale sono tra i più colpiti dal fenomeno. Secondo Sos Impresa sono circa 28mila (pari al 32%) il numero di commercianti del Lazio coinvolta in fatti usurai. Roma, in particolare, "è da decenni il luogo per eccellenza dell'usura. ( redazione tiscali )

Quando la sfiducia arriva dall'alto.

( Da pmi.it ) Le difficoltà incontrate in questi anni dalle imprese italiane sono la cartina tornasole della crisi economica che sta investendo il nostro Paese e non solo. E proprio in base alle dichiarazioni delle imprese Bankitalia ha misurato lo stato della crisi economica in Italia segnalando un «2012 in peggioramento».
Il 2% delle aziende coinvolte nell’indagine trimestrale di Bankitalia sulle aspettative di inflazione e crescita delle imprese segnala un miglioramento, mentre 3 su 4 segnalano un peggioramento della situazione economica generale in base al vissuto dell’appena terminato 2011.
In generale per il nuovo anno arriva l’avvertimento: nel 2012 i prezzi aumenteranno di +1,7%, «sostanzialmente in linea con le attese formulate in settembre (1,6%); tra i fattori che influenzeranno la dinamica dei listini, si riduce il contributo dei costi delle materie prime e del costo del lavoro, a fronte di una maggiore importanza assegnata alla variazione della domanda nel contenere le pressioni al rialzo», segnala la Banca d’Italia.
E gli aumenti sono già arrivati nel 2011 perché la maggioranza delle imprese ha rivelato di aver maggiorato i prezzi di vendita del 2,1% nell’arco dell’ultimo anno, pari al +1% rispetto a quanto segnalato dalla stessa Banca nell’indagine di settembre e del +1,4% sulle previsioni. Distorsioni frutto dei picchi registrati tra le imprese attive nel comparto dei servizi (+2,2%) e quelle residenti al Centro (3,0%).
In generale, il clima di sfiducia è diffuso, tanto tra consumatori quanto tra imprese anche sull’efficacia della manovra finanziaria, sullle politiche di sviluppo economico e sulle riforme del Decreto “Salva-Italia”.

Un finto paese

Vi siete mai chiesti ma come è possibile che l'Italia una delle potenze piu industrializzate del mondo finisse cosi nel mirino di speculazioni cosi forti, be molti analisti lo avevano gia previsto anni fa, prima la bolla dei mutui americani, poi lo spread sono state tante goccie di un vaso ormai già pieno.
Nel cultura occidentale le crisi economiche sono sempre state succesivamente accompagnare da una forte crescita ma ci sono aziende e speculatori che in questi periodi riescono con ingenti somme a produrre profitti interessanti è l'analisi fatta  Franco Bechis di Libero ove si evince che le prime 100 aziende quotate in borsa hanno incrementato il loro fatturato del 6,34 % da 552 a 587 miliardi di euro.

Sono le persone normali il piccolo imprenditore il dipendente il pensionato che non è piu in grado di far fronte al continuo aumento dei prezzi e alla continua e ingiusta pressione fiscale.

Ecco una tabella con le previsioni degli aumenti 2012 voce per voce:

ALIMENTAZIONE - 392 euro
TRENI (ANCHE PENDOLARI) - 81 euro
TRASPORTO PUBBLICO LOCALE - 48 euro
SERVIZI BANCARI, MUTUI, BOLLI - 93 euro
CARBURANTI (COMPRESE ACCISE REGIONI) - 192 euro
DERIVATI PETROLIO, DETERSIVI, PLASTICHE - 123 euro
ASSICURAZIONE AUTO - 78 euro
TARIFFE AUTOSTRADALI - 53 euro
TARIFFE GAS - 113 euro
TARIFFE ELETTRICITA' - 72 euro
TARIFFE ACQUA - 22 euro
TARIFFE RIFIUTI - 53 euro
RISCALDAMENTO - 195 euro
AUMENTO IVA (DA SETTEMBRE) - 93 euro
ADDIZIONALI REGIONALI - 90 euro
IMU PRIMA CASA - 405 euro
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TOTALE - 2.103 euro

CRISI: FITCH, 'SIGNIFICATIVA POSSIBILITA' DOWNGRADE ITALIA

(AGI) - Londra, 10 gen. - C'e' una "significativa possibilita'" che Fitch abbassi il rating dell'Italia, attualmente pari ad A+, una volta completata la revisione avviata nel dicembre scorso. Lo ha affermato David Riley, capo della divisione rating sovrani dell'agenzia internazionale di classificazione.
"Una cosa che aiuterebbe l'Italia, ma che e' al di fuori del nostro controllo immediato, e' un'assicurazione sulla crisi di liquidita', il che significa di base che serve un 'muro di protezione'", ha spiegato Riley incontrando la stampa a un evento di Fitch a Londra.
"In questo momento non lo abbiamo e questo e' motivo di seria preoccupazione per quanto riguarda l'Italia - ha proseguito Riley - E' una delle ragioni per le quali abbiamo messo l'Italia sotto osservazione con implicazioni negative ed e' una delle ragioni per le quali c'e' una significativa possibilita' che, una volta conclusa la revisione, il rating dell'Italia cali".

I CONTI IN TASCA A MAFIA SPA, 'FATTURATO' DA 140 MILIARDI

(AGI) - Roma, 10 gen. - La mafia Spa muove un 'fatturato' che si aggira intorno ai 140 miliardi di euro, con un utile che supera i 100 miliardi al netto degli investimenti e degli accantonamenti, e 65 miliardi di liquidita'. A lanciare l'allarme e' il XIII Rapporto di Sos Impresa ("Le mani della criminalita' sulle imprese") che individua nella criminalita' organizzata "il piu' grande agente economico del Paese", una grande "holding company articolata su un network criminale, fortemente intrecciato con la societa', l'economia e la politica".
Il solo ramo commerciale della criminalita' mafiosa e non, che incide direttamente sul mondo dell'impresa, sfiora i 100 miliardi di euro, pari al 7% del Pil nazionale: una massa enorme di denaro che passa quotidianamente dalle tasche dei commercianti e degli imprenditori a quelle dei mafiosi. Le imprese subiscono 1.300 reati al giorno, praticamente 50 l'ora, quasi un reato ogni minuto. E sono oltre un milione gli imprenditori vittime, ovvero un quinto degli attivi.

Racconta le difficoltà che incontri in questo periodo.

Si moltiplicano le aziende, le famiglie  che faticano ad andare avanti. Il mestiere di imprenditore diventa di giorno in giorno più complicato, tra ansie crescenti e malessere, per non dire dei casi di vera e propria disperazione. Racconta al le difficoltà che incontra la tua impresa e la possibile ricetta per tornare a crescere.

Crisi: spread Btp Bund torna sotto 530 Rendimento al 7,16%

(ANSA) - ROMA, 10 GEN - Dopo le tensioni di ieri torna sotto quota 530 lo spread tra bund tedeschi e btp decennali: alle 8.30 a 529,3 punti. Il rendimento e' del 7,16%.

Saldi di fine illusione

In tutta Italia sono cominciati i saldi. E sembra che non stiano andando un granché. Le cause, secondo gli esperti, sono le solite: le manovre che erodono i risparmi delle famiglie, la crisi che toglie il lavoro, e la diffusa incertezza per il futuro. Tutto giusto, ma forse c’è di più.
A gironzolare per le vetrine dei negozi, non si può non notare che spesso (praticamente sempre) la merce esposta sembra essere una lontana parente di quella che si vedeva negli stessi negozi poco più di due settimane fa. Magari è solo un’impressione, ma si sa che le impressioni contano.
E allora potrebbe essere che – dopo la sbornia collettiva che ci ha fatto scambiare per un ventennio dei bancarottieri da strapazzo per grandi manager industriali e finanziari, mediocri comici per novelli Totò e Peppino, sgallettate di quart’ordine per star del cinema e sgangherati politicanti dilettanti per grandi uomini di Stato – finalmente gli italiani si siano svegliati. E all’illusione del consumismo da finti ricchi preferiscano un sano – anche se un po’ triste – realismo.
E non fanno più finta di confondere un saldo di fine stagione con una svendita di fondi di magazzino. Non è una cattiva notizia.