domenica 8 luglio 2012

A noi chiedono di pagare le tasse....e loro evadono spudoratamente ...ecco una prova


Roma 8 Luglio 2012,

Via dei Romagnoli Ostia Antica.

Mi chiedevo ma è mai possibile che venga affisso un manifesto abusivo in tutto, privo del timbro comunale che accerti il pagamento dei diritti, situato in una zona di interesse storico della città di Roma, a pochissimi metri dagli scavi di ostia antica e per lo più sembra proprio che questo manifesto sia una gran presa in giro della politica chiedendo di denunciare chi non paga le tasse, be io sto facendo proprio questo sto denunciando che non paga le tasse, lascio a voi commentare l'accaduto.

La presente notizia può essere utilizzata citando    www.laveracrisi.blogspot.com

lunedì 23 aprile 2012

A causa della crisi economica dall'inizio del 2012 in Italia ci sono stati 23 suicidi di imprenditori. Lo fa sapere la Cgia di Mestre spiegando che 9 di questi sono stati solo in Veneto. ''Il meccanismo si sta spezzando - dice Giuseppe Bortolussi, segretario Cgia - questi suicidi sono un vero grido di allarme lanciato da chi non ce la fa piu'. Le tasse, la burocrazia, la stretta creditizia e i ritardi nei pagamenti hanno creato un clima ostile che penalizza chi fa impresa. Per molti, il suicidio e' visto come un gesto di ribellione contro un sistema sordo ed insensibile che non riesce a cogliere la gravita' della situazione''.
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Veneto        9
Puglia         3
Toscana      3
Sicilia          3
Lazio           2
Lombardia   1
Abruzzo       1
Liguria         1
TOTALE       23

Ora mi domando ma come mai noi italiani siamo cosi sereni, ci lamentiamo di una crisi profonda nel nostro paese, continuiamo a vedere come lo stato i nostri politici, continuano a prelevare denaro dalle nostre tasche e noi ci impoveriamo sempre di più senza calcolare questo assurdo dato dei suicidi della disperazione della gente che non riesce più a far fronte alle mortificazioni che questo nostro paese continua giorno dopo giorno ad offrirci.
In altri paesi come in Grecia dove la situazione non è cosi tanto differente dalla nostra la gente è scesa in piazza a manifestare ovvimanete parlo della gente che vuole manifestare pacificamente no i facinorosi da guerra mi chiedo come mai in italia come mai noi italiani siamo cosi anche in questo pigri e una considerazione che vorrei condividere con tutti voi per capire se viviamo nell'illusione di essere l'italia di una volta o se siamo illusi dalla politica che un giorno ci tranquilizza l'altra ci distrugge di tasse.

martedì 28 febbraio 2012

Maurizio Crozza...la vergogna di una tv spazzatura che paghiamo tutti noi. ( razzismo in diretta rai )

Ballarò 28 feb 2012 inzia  al solito la puntata con la satira di Maurizio Crozza, facciamo un passo indietro sul vero significato della parola satira,
Dicesi satira La satira (dal latino satura lanx, il vassoio riempito di offerte agli dei) è una forma libera e assoluta del teatro[1], un genere della letteratura e di altre arti caratterizzata dall'attenzione critica alla politica e alla società, mostrandone le contraddizioni e promuovendo il cambiamento.
Ora mi dovete dire cosa c'entra paragonare la parola negroni noto coktail usato in discoteca e i negroni ( essere umani ) usati da crozza per parlare delle ferrovie italiane.
Il mio post finisce con un sentimento di forte indignazione per lui per il conduttore Floris che non ha interotto crozza in questa sua infelice infida razzista e sporca affermazione offendendo non solo tutto il popolo di colore ma deridendo anche tutte le povere persone di colore costrette a vivere nelle stazioni  ferroviarie.
Spero che i dirigenti rai che tanto prodigano il pagamento del canone agiscano con fermezza a tutela del rispetto che deve esserci anche per coloro che pensano di farci divertire ma che in realtà fanno tutt'altro.
c.d.r.

mercoledì 22 febbraio 2012

A noi la crisi ai signori politici le poltrone in pelle nuove di zecca!!!!!

"In un momento in cui il governo chiede immensi sacrifici ai cittadini, qualche mente geniale ha pensato di rifare le poltrone dell'Aula della Camera affinché i deputati possano avere maggiore conforto per le loro natiche". E' la denuncia lanciata dal deputato della Lega Nord, Davide Cavallotto. "E' una vergogna di cui i cittadini devono essere informati per trarne le giuste conseguenze", ha aggiunto.
"Presenterò un'interrogazione parlamentare per conoscere i costi e i responsabili di questa follia. Mentre camerieri e commessi esterni scioperano perché la ditta appaltatrice li sta per licenziare, mentre il governo aumenta le tasse e lascia i giovani senza speranza, la Camera dei deputati pensa a rifare le poltrone. E poi qualcuno ha anche il coraggio di dire che l'antipolitica è pericolosa", sottolinea.
 
Fonte Tgcom24

lunedì 20 febbraio 2012

Roma, da 4 giorni in coma legata a barella

Roma, da 4 giorni in coma legata a barella

E' finita in coma dopo un trauma cranico e, dopo quattro giorni, era ancora al Pronto soccorso, legata alla barella con delle lenzuola, priva di nutrizione, in attesa del ricovero. La donna, 59 anni, è stata trovata in queste condizioni al Policlinico Umberto I di Roma, dai senatori Marino e Gramazio, che hanno effettuato un blitz nei locali dell'ospedale. E' stato loro detto che il ricovero sarebbe stato effettuato "da un minuto all'altro".
"In attesa di essere trasferita da un minuto all'altro"
La signora di 59 anni, hanno riferito Domenico Gramazio (Pdl) e Ignazio Marino (Pd), dopo aver effettuato questa mattina una visita ai Pronto Soccorso dell'Umberto I come senatori eletti nel Lazio, "aveva solo la flebo con l'acqua fisiologica" e "i sanitari ci hanno spiegato che erano in attesa, da un minuto all'altro, di poterla trasferire in un altro reparto per darle assistenza".

"Quattro giorni in barella"
Nel frattempo, per 4 giorni, la paziente è rimasta in barella nella cosiddetta "piazzetta", area del pronto soccorso dove vengono lasciati i pazienti in mancanza di posti letto per i ricoveri. Nella "piazzetta", dove ci sarebbe posto per 8 malati - hanno riferito i due esponenti politici - c'erano almeno 20 persone, con le barelle una accanto all'altra senza corridoi e persone in attesa di trasferimento anche da venerdì"

"Legata mani e piedi per non cadere"
La signora, ha aggiunto Marino, "era stata legata con delle lenzuola a mani e piedi alla barella" per evitare cadute, visto che il letto è senza sponde.

Le visite agli ospedali romani
I due senatori non si sono limitati a visitare il Policlinico Umberto I, ma si sono recati anche al San Giovanni e al San Camillo. In quest'ultima struttura, forse per anche per le attenzioni mediatiche di questi giorni, dopo la denuncia di pazienti curati per terra al Pronto soccorso, le condizioni sono risultate positive.

 

Fonte : tgcom24

giovedì 16 febbraio 2012

Aggiornamento situazione Ospedali e Pronto Soccorso San Camillo

La magistratura romana indaga sulle presunte carenze nei pronto soccorso degli ospedali della capitale. Il caso da cui si parte è quello del pronto soccorso del San Camillo, dopo la pubblicazione di alcune foto in cui alcuni pazienti venivano medicati sul pavimento. Il fascicolo per ora è contro ignoti e senza ipotesi di reato. Anche Il Fatto si era occupato delle carenze del nosocomio romano con la denuncia di un genitore, Roberto Montacci, che aveva raccontato dell’attesa di circa 40 ore all’interno del presidio per l’assistenza alla figlia di 5 anni che presentava febbre alta. Anche in quel caso, la bambina non era stata adagiata neanche su una barella e il padre aveva dovuto smontare il sedile della propria auto per mettere la figlia attaccata ad una flebo.

Il procuratore reggente Giancarlo Capaldo ha delegato gli accertamenti ai pm Rosalia Affinito ed Elisabetta Ceniccola. Sul tavolo degli inquirenti vi è anche l’informativa dei Nas, informativa che ha evidenziato disfunzioni strutturali sia per il pronto soccorso del San Camillo che per quello dell’ospedale di Tor Vergata.

Solo il governatore del Lazio, Renata Polverini, aveva tentato di minimizzare il caso delle foto schock del San Camillo, tentando di giustificarle come “interventi d’urgenza”, poi aveva aggiunto: “Pensare sul piano politico di distruggere un sistema puntando alla diffamazione di strutture pubbliche è inaccettabile”. La direzione dell’ospedale invece aveva ribattuto alle accuse di carenza, dichiarando che le foto erano false. “Noi non abbiamo nulla da nascondere”, aveva affermato il direttore generale del San Camillo-Forlanini, Aldo Morrone.

Fonte : Il fatto quotidiano.

mercoledì 15 febbraio 2012

Ecco una delle colpe del degrado degli ospedali tra cui Il SAN CAMILLO DI ROMA

Il vero volto farmacia italiana

Il servizio delle Iene ha messo in evidenza il "vero volto della farmacia italiana".
E' quanto afferma il presidente del Movimento nazionale liberi farmacisti Vincenzo Devito commentando quanto andato in onda ieri sera durante il programma Le Iene su Italia 1: consegna di farmaci senza fustella e senza ricetta medica, truffa al Ssn, preparazioni galeniche nocive senza ricetta, smaltimento di medicinali non scaduti illecito, questi alcuni dei reati che potrebbero essere contestati al la farmacia.
"Purtroppo - sottolinea Devito - sono anni che denunciamo una diffusa illegalità nella farmacia italiana, ma nessuno ha dato seguito ai nostri richiami. Diffusa illegalità perché il caso di Novi Ligure non è isolato, alcune delle "pratiche" rilevate durante il programma come la consegna senza ricetta e il "defustellamento" delle confezioni di farmaci sono utilizzate da molte farmacie su tutto il territorio nazionale.
Mentre, per difendere il proprio monopolio sia il presidente del la Fofi che quello di Federfarma tentavano di far credere che i livelli di sicurezza per i cittadini nelle parafarmacie sono inferiori alle farmacie, definendo il modello italiano come il migliore del mondo, le garanzie per i cittadini da tempo erano scese sotto il livello di guardia proprio nelle farmacie italiane. Certamente non tutti i farmacisti sono dediti a queste pratiche criminali, ma quelli che si sono ribella ti tra i dipendenti sono stati sbattuti fuori dal la farmacia e pur volendo intraprendere onestamente la propria professione sono bloccati da leggi che difendono solo gli interessi particolari".
Per Devito, "la possibilità per le farmacie di consegnare farmaci senza la ricetta nei casi di estrema urgenza è stata interpretata immediatamente in maniera estesa e del resto la stessa norma era stata voluta per dare una parvenza di legalità ad un comportamento diffusissimo. I report di utilizzo di questa pratica che dovevano giungere al ministero della Salute con una tempistica determinata dal la norma sono stati sempre insufficienti e questo semplicemente perché non avveniva alcuna registrazione. Quanto riportato nel programma la dice lunga su quale sia il livello di interesse delle farmacie nella tute la della salute pubblica e quale, invece sia quello economico.
La casta tenterà di dire che sono solo poche "mele marce", noi purtroppo, sappiamo bene che è l'intero "cesto" ad essere avariato". (Fed/Col/Adnkronos)

E assurdo come nel servizio delle iene si evidenzia che le asl prima di ogni controllo in farmacia abbiano il buon senso di avvisare la struttura, rendendo cosi ovviamente qualsiasi tipo di controllo nullo, e se una farmacia e non era l'unica nel servizio mandato in onda dalle iene per 20 anni truffa le asl prendendo soldi dei contribuenti è palese che poi mancano fondi per gestire meglio le strutture ospedaliere creando casi come quello dell'ospedale San Camillo o tanti altri ospedali d'Italia.

Vi Ricordo che in Italia si spendono 9.357.691.448 in spesa farmaceutica.

Lombardia al primo posto con 58.000.000 circa
Lazio                                       47.000.000 circa
Campania                                42.000.000 circa

Fonte: federfarma.

martedì 14 febbraio 2012

Roma, incubo San Camillo: pazienti soccorsi a terra

Le immagini sono choccanti: pazienti rianimati in terra tra lettighe e barelle. Personale che cerca di fare quello che può, in ginocchio sul pavimento, tutt’attorno una folla di altri malati, in attesa. Chi con la flebo, chi con il catetere, chi con il volto terreo per i dolori. Succede al pronto soccorso del San Camillo di Roma, la più grande azienda ospedaliera del Lazio.

GUARDA LE FOTO CHOC

Succede che qui si arriva e non si sa quando si esce, anche 21 ore di attesa, e se ti capita di avere una colica di reni devi fare pipì in una bottiglietta di plastica tagliata a metà, con un bisturi. «Così vediamo se c’è il calcolo», dice il medico di guardia. Se gli chiedi: «Ma dottore è igienico?», lui scuote la testa. Si scusa: «Lo so, è un casino. Scusate, non abbiamo neanche più i bicchierini. Non ci sono più fondi».

Benvenuti al San Camillo, dunque, fiore all’occhiello e centro di eccellenza della moderna medicina dove chi lavora combatte ogni giorno una battaglia senza armi per salvare la vita alla gente. San Camillo, la fotografia impietosa del welfare nel nostro Paese. Per questo gli operatori sanitari sono in stato di agitazione. Motivo: taglio di posti letto per gli acuti e carenze di organico devastanti. Un Pronto soccorso, o meglio tre, al collasso. Una struttura depauperata, ridotta a un colabrodo, senza più mezzi e che mette a rischio l’assistenza e il diritto alla salute. «Siamo tornati alla situazione che si viveva trent’anni fa con i letti in corridoio, una situazione vergognosa. La Regione Lazio ha fatto un Piano di riordino con la chiusura di 24 ospedali ma la gente da quache parte deve andare». Appunto. E arrivano al San Camillo dove sono stati chiamati a supporto ben cinque operatori, quando ne servirebbero almeno il triplo.
 «Senza risposte immediate inoltreremo una denucia alla Procura della Repubblica per omissione atti d’ufficio», minacciano medici e infermieri. Ieri una delegazione del Pd si è recata nel girone dell’inferno alla romana. Il capogruppo dei democratici alla Regione, Esterino Montino, parla con rabbia. Perché quello che ha visto è troppo, davvero troppo. «Presenterò immediatamente una richiesta di Consiglio straordinario. Serve una maggiore dotazione di personale medico e infermieristico. La situazione è tragica. Non voglio dire che anche in altri periodi non fosse grave, lo era anche nel 2008 e nel 2009, e non è mia intenzione strumentalizzare. Però oggi abbiamo toccato il fondo. Ci sono decine e decine di persone nei corridoi, dentro il reparto di rianimazione, in barella».

La direzione del nosocomio minimizza. E promette: presto arriveranno altri posti letto, presto riorganizzeremo. E intanto al San Camillo arriva un’altra ambulanza. Ricomincia la trafila. Un’altra notte lunghissima. Per chi vorrebbe curare, per chi chiede aiuto.

fonte : l'unità

I veri conti della crisi

Da mesi i media scrivono di crisi ed i conseguenti dibattiti si sprecano. Chi legge se n’è reso conto dal borsellino più leggero e da un progressivo cambiamento d’abitudini di vita. Per quelli che ci seguono, questa volta, faremo alcuni conti concreti per capire la gravità della faccenda. Per praticità, abbiamo preso in considerazione un ipotetico nucleo famigliare composto di marito e moglie. La signora è casalinga ed il marito pensionato ad Euro 1300 netti mensili. L’alloggio è in locazione. Prima spesa: Euro 520 (locazione più amministrazione). Restano Euro 780 per il resto. Andiamo avanti. Per l’energia (luce e gas) la spesa ad Euro 80 mensili. La coppia non ha telefono fisso, ma due cellulari che ricaricano con Euro 10 ciascuno; per un totale d’Euro 20 mensili. Per il menage famigliare restano Euro 620. Per il vitto, la signora, che si arrangia assai bene in cucina, spende Euro 17 il giorno ( comprese le frazioni di condimenti, detersivi per cucina e per l’igiene personale). Il totale è Euro 510 ( mediamente). Rimangono Euro 110 (circa) per il trasporto urbano, le imposte comunali e gli “imprevisti”, che non mancano mai per le famiglie italiane. Nel conteggio, e lo specifichiamo, non abbiamo tenuto conto del vestiario ( biancheria compresa) e delle spese, ormai, voluttuarie. Tutto sembra, quindi, nella norma; pur se spartana. Ma i pensionati con un trattamento come riportato rappresentano il 40% degli italiani in quiescenza. Il restante 60% e ripartito tra pensionati sotto i 1000 Euro mensili (48%) ed i “fortunati” che superano Euro 1500 il mese (12%). Le percentuali riflettono la situazione di milioni di famiglie italiane che sono state chiamate a sacrifici assolutamente non previsti. Questo è il quadro generale. Entrare nel particolare, però, è assai meno confortante. Tra i pensionati con meno d’Euro 1000 ( netti) mensili, ben il 32% “campa” con circa Euro 500 (senza familiari a carico). Sarebbe interessante sapere dove e come. Ne consegue che se per il 29% degli italiani è difficile sopravvivere, per il restante 31%, secondo noi, coniugare il pranzo con la cena ed avere un tetto sopra la testa appare impresa ardua se non impossibile. Naturalmente, non abbiamo considerato gli imprevisti dovuti all’età ( medicinali, ricoveri ospedalieri, terapie domiciliari, assistenza personale). Solo sopra il tetto d’Euro 1500 mensili, per la coppia si prospetta una vita più consona ai sacrifici di una vita. Il quadro migliora se i coniugi sono proprietari dell’alloggio nel quale abitano. Ma l’IMU (Imposta Municipale Unica)”taglierà le gambe” anche a loro; perché gli anziani, non avendo figli a carico, già contemplati per ridurre la ferale imposta, la pagheranno per intero. A cena, davanti ad una minestrina, stracchino e mele cotte, le coppie anziane seguiranno le tele imprese del Professore e la situazione del Paese. Tra tassi bancari, bond, grafici di borsa, viene la sera. Unico divertimento, tanto per non essere solo sfiduciati, i programmi di una televisione, con decine di canali, dove gli interpreti soffrono (in apparenza) o gioiscono, ma guadagnano. Anche molto bene.  Questo giro di vite post Berlusconiano ci piace sempre di meno. Lo scriviamo sicuri di non essere i soli.
 
fonte: Politacementecorretto.com
 

lunedì 6 febbraio 2012

Anomalia Al Grande Fratello-

Questa sera in diretta al grande fratello c'e stato un "faccia a faccia" tra la fidanzata di Amedeo e Chiara, in questo intervento gli autori del programma mostravano ad Amedeo alcune dichiarazioni fatte dalla fidanzata in alcuni programmi di intrattenimento pomeridiano, la bella Natalie  definiva poco vera la dichiarazione di Amedeo di voler abbandonare la trasmissione per raggiungerla, di risposta Amedeo  dichiara espressamente di voler abbandonare immediatamente il programma per correre dalla sua Natalie per risolvere i loro problemi fuori dalla casa.

Alessia Marcuzzi , presa alla sprovvista dall'ennesimo abbandono volontario dopo Rudolf e Mirko chiede ad Amedeo di attendere l'esito del televoto visto che lo stesso era tra i votati.
Arrivato il momento del televoto Amedeo esce e fin qua tutto sembra essere normale,
l'anomalia arriva al momento in cui i ragazzi dovevano essere divisi per un nuova votazione, la Marcuzzi legge il copione degli autori ed ad un certo punto spunto il nome di Amedeo, ma Amedeo era appena uscito dalla casa!!!!! Ora mi chiedo Amedeo è stato realmente eliminato dal pubblico o è stato eliminato dal "pubblico" quello però composto  degli autori del grande fratello!!!!
Sarebbe bello poter controllare realmente tutti questi televoti e far si che ci sia un organo di controllo  che possa garantire che certe operazioni di conteggio vengano svolte nella totale trasparenza e verità.

venerdì 27 gennaio 2012

ma vi rendete conto.

i fanno i conti del processo ad Amanda Knox e Raffaele Sollecito. E spunta una spesa davvero folle: il Tribunale, infatti, ha liquidato 182.784 euro per un filmino di 20 minuti che ricostruisce la scena del delitto. E’ quanto risulta da questi documenti pubblicati in esclusiva da Tgcom24. Un video importante? Una prova fondamentale? Una ricostruzione decisiva? Macché: le immagini furono proiettate in aula, a porte chiuse. Ma furono ritenute irrilevanti a tal punto che non sono mai entrate nel fascicolo del processo.
La domanda allora è legittima: perché la Procura spende 182.784 euro per un filmato destinato all’oblio? La somma, fra l’altro, è piuttosto significativa: 10 volte il costo di un film come Paranormal Activity che ha sbancato i botteghini di mezzo mondo, più o meno quanto un programma tv di successo…

Commissionato il 2 aprile 2009 dai procuratori di Perugia Mignini e Comodi, il filmino della polemica è stato realizzato da una società di Todi, la Nventa Id srl utilizzando tecniche 4d. Il tribunale sperava forse di recuperare queste somme da Raffaele e Amanda, come dimostrano i verbali di noti tifica nel carcere di Terni e Perugia. E invece, i due ex fidanzati come è noto sono stati assolti. Risultato? Il costo esagerato di questo video ricadrà tutto sulle spalle dello Stato. Che non ha i soldi per pagare gli imprenditori che riforniscono le mense degli ospedali. Ma, guarda caso, versa senza batter ciglio 182mila euro per un video (inutile) voluto dai pm.

FONTE : TGCOM24

martedì 24 gennaio 2012

Grazie Monti.

Siamo arrivati al fondo la gente noi tutti non riusciamo più a vivere una vita decente è allora è giusto che l'Italia si blocchi l'Italia di tutti un paese dove i costi per vivere sono diventati insostenibili.
Certo molti si lamentano per i disagi ma obbiettivamente nessuno è soddisfatto nessuna categoria tranne i ricchi ovviamente sono contenti di tutto ciò che si vive negozio che chiudono e cadono come formiche, le banche che non ti aiutano neanche se preghi in ginocchio e lo stato, lo stato ha pensato bene di incrementare la pressione fiscale aumentando carburanti energia tasse su tasse calpestando ogni dignità umana monti il tecnico ha fallito come hanno fallito tutti i suoi precedenti o per meglio dire il suo unico obiettivo e salvare l'Europa ignorando l'Italia.
Io spero che la situazione cambi ma davvero mi rendo conto che è davvero difficile che a queste condizioni qualcosa possa cambiare commentate con le vostre opinioni o con le vostre idee.

lunedì 23 gennaio 2012

Cambiamento o Fallimento?

Stiamo ormai vivendo in un paese che cammina sull'orlo di un  baratro, ma un baratro   vero non quello che i nostri governanti cercano di spiegarci usando termini e paroloni che ingannano la  gente comune e che  sembrano essere una nuova lingua da studiare.

Quando mai abbiamo sentito parlare di Spread in Italia????? 
Non sapevamo nenache cosa fosse nè avevamo la necessità di saperlo !!!Oggi l'Italia si ribella!!!
L'Italia di tutti!!!
Vogliamo e dobbiamo sapere per poter sopravvivere!
Se siamo messi così, vuol dire che realmente le cose vanno male, fare due calcoli è molto semplice : le piccole e medie  imprese stanno ad un passo dal fallimento, i dipendenti  se prima arrivavano a stento alla fine del mese adesso tra  aumenti di spese vive come luce, gas ,acqua, benzina, generi alimentari si ritrovano a far fronte alla fame,idem per  i pensionati che con i soldi delle loro già scarse  pensione forse arrivano a pagarsi le spese di condominio o forse una bolletta di luce o di  gas dando la priorità  a quella  piu urgente o prossima
alla scadenza.
E le nuove attività????
Sembra che non facciano in tempo ad avviarsi che già si organizzano per chiudere!!


Credo che alla base c'e uno scellerato bisogno da parte dei nostri governanti tecnici di far fronte alle politiche europee non rendondosi conto che non c'e bisogno di politiche a lungo termine ma di fatti che possano dare i frutti  subito.
Io sono daccordo col privatizzare tutto, ma credo che ora non risolvi nulla!
Non è che aumentare il numero dei notai faccia aumentare la possibilità di acquistare case se le banche continuano a non concedere mutui se non a dipendenti statali ove venga portato in pegno  un rene o un cuore, oppure aumentare le farmacie o aumentare i taxi se non ci sono i soldi per far si che la gente possa spenderli per queste cose.
Circoscrivere solo alcune categorie non migliora la nostra Italia!


Allora credo sia giusto che l'Italia si  sblocchi che noi tutti ci blocchiamo e che qualcosa di concreto venga fatto a sostegno della gente normale che  si sveglia la mattina  con la voglia,la tranquillità  e la dignità  di poter lavorare. .

mercoledì 18 gennaio 2012

Costa Concordia Anomalia Italiana

Come in ogni circostanze tragica in Italia dopo che ci sono dei morti s’inizia discutere e a cercare soluzioni, ora mi chiedo, il comandante della costa concordia avrà fatto una miriade di errori sarà stato un vile ad abbandonare la nave con ancora persone a bordo ,ma questo lo valuterà la magistratura con un processo, la cosa, però più strana e  che onestamente seguendo la rete e la TV non ho ancora sentito è il ruolo preventivo della Guardia Costiera e la Capitaneria di Porto.... a cosa servono ?????
Su internet spopola questa telefonata tra il comandante e la capitaneria di porto aimè non lascio commenti, ma la stessa Capitaneria con i suoi Radar o a occhio nudo come facevano i turisti, possibile che non abbia mai visto le navi da crociera passare cosi vicino al giglio, possibile che nessuno della capitaneria si sia prodigato di denunciare l'accaduto alle varie compagnia di navigazione, come può essere possibile che se un aereo dopo l'11 settembre cambia rotta di un millimetro si alzano in volo i caccia per rintracciarlo e se una nave con 4300 persone a bordo è a 250 metri dalla costa non se ne accorge nessuno????????
E se a bordo di una nave del genere ci fosse un pazzo che vuole farla schiantare contro un porto???
Non è possibile che debba morire sempre della gente per far si che le cose cambino in questo nostro paese, vorrei che ci fosse un giusto processo per il comandante che deve pagare per gli errori che ha commesso, ma un giusto processo anche per chi è preposto al controllo dei natanti in mare è che ha permesso questo tipo di navigazione che inevitabilmente avrebbe portato poi a un disastro come quello che ora stiamo vedendo.

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lunedì 16 gennaio 2012

"Boom di fallimenti"

La crisi continua a mietere vittime nel mondo imprenditoriale italiano. Secondo gli ultimi dati sulle dichiarazioni fiscali (anno di imposta 2009) diffusi dal Dipartimento delle Finanze del ministero dell'Economia, il numero delle aziende che hanno chiuso o dichiarato fallimento è cresciuto rispettivamente del 52% e del 61%. In aumento anche le società in perdita (+37%).
Fonte tgcom24

La Nutella di Ferrero batte la crisi

La Nutella di Ferrero batte la crisi

La famosa Ferrero, proprio la società che ci delizia con la meravigliosa crema di nocciole Nutella, sembra non temere la crisi che affligge l’intera Europa. Anzi, la Ferrero Spa, filiale italiana della Ferrero International, nonostante il periodo difficile è riuscita a tirare le somme finali dell’anno 2011 con una crescita pari al 7% quantificabile ad un livello record di 2.502 miliardi di euro. Ciò che stupisce di più è sicuramente che questo tipo di crescita sia avvenuto in un periodo in cui la crisi a livello europeo non stenta a farsi sentire; ad ogni modo, il merito è dello stesso brand e della vasta offerta dei prodotti che mette a disposizione dei clienti.

I prodotti Nutella della Ferrero

Se si osserva il volume di crescita dei prodotti messi in vendita negli ultimi anni si potrà difatti notare una presenta elevata di prodotti: dal classico barattolo di Nutella a quello con i grissini, dalle Tic Tac agli snack ed agli ovetti. Insomma, si può veramente dire che le cifre fanno impressione e per accorgersene basta osservare il mercato italiano della Nutella che conta l’86% dell’insieme delle creme spalmabili. Non da meno sono anche i cioccolatini come gli ovetti Kinder che contano il 15% ed i cioccolatini Raffaello, Mon Chéri, Pocket Coffee e Rocher che vantano il 36%.
Passando a livello internazionale, i paesi dell’Unione Europea pesano meno sul bilancio dei ricavi della Ferrero; in particolar modo, si parla del 60% mentre del 10% nelle Americhe. Ma Ferrero cerca comunque di osservare anche gli altri mercati emergenti che suppone una crescita del 70% nei paesi dell’Europa dell’Est, dell’America Latina e dell’Asia.

domenica 15 gennaio 2012

IL VECCHIO SISTEMA E' FALLITO. RIPARTIAMO DA MERITO E BENESSERE

Jack London, nel suo libro "Il tallone di ferro" oltre un secolo fa, scriveva "(...) La società è divisa in tre grandi classi. Prima fra tutte è la plutocrazia, composta dai ricchi banchieri, dai magnati delle ferrovie, dai direttori delle grandi società e dai magnati dei trust; la seconda, la borghesia, la vostra, signori, comprende i grandi professionisti. Infine, la terza e ultima, la mia classe, il proletariato, formato dai lavoratori salariati. (...) Sul numero totale delle persone soltanto lo zero nove per cento appartiene alla plutocrazia; eppure la plutocrazia possiede il settanta per cento della ricchezza totale. La borghesia dispone di ventiquattromiliardi e gode del venticinque per cento della ricchezza totale. Resta il proletariato. Di tutte le persone che svolgono un lavoro, il settanta per cento appartiene al proletariato, che possiede solo il quattro per cento della ricchezza totale. Da quale parte sta il potere, signori?".

Sembra oggi, ma era il 1905. La nostra economia è vecchia prima di tutto perché è sostanzialmente identica, negli squilibri relativi alla distribuzione della ricchezza e negli squilibri di potere a questa associati, all'economia di oltre un secolo fa. Con la sola differenza che allora i lavoratori salariati erano in gran parte formati da operai, mentre oggi sono formati da impiegati. Ma con la stessa preoccupante tendenza a sottopagare il lavoratore medio e a strapagare i capi. Basti pensare come negli Stati Uniti si sia passati da un rapporto di circa 20 volte tra lo stipendio medio di un salariato e il CEO della stessa azienda, ad un rapporto di oltre 400 volte. Né fa eccezione a questo principio l'Europa che, pur se su rapporti inferiori, vede costantemente aumentare questo tipo di disparità anche durante gli anni di crisi.
L'attuale economia, così come quella di un secolo fa, retribuisce poco il lavoro e premia molto, troppo, i detentori di capitale. Nel 2010 e 2009 negli Stati Uniti i profitti delle imprese erano cresciuti di 528 miliardi di dollari mentre in parallelo i salari erano cresciuti di meno di un terzo: 168 miliardi di dollari. Nello stesso periodo, in Germania i profitti delle imprese erano cresciuti di 113 miliardi di euro mentre i salari solo di 36. E in Inghilterra, addirittura i profitti erano cresciuti di 14 miliardi di euro mentre i salari erano diminuiti di 2. La vecchia economia della crescita continua, quando va in crisi tutela i ricchi attraverso rendite protette e relativamente poco tassate, e fa pagare il conto ai ceti medi e bassi. Mentre quanto riparte favorisce i già ricchi e lascia le briciole agli altri. E la vecchia economia, così come quella del secolo scorso alla fine degli anni '20, sta collassando soffocata dal peso di un capitale d'azzardo che, già nel 2008, valeva circa 2400 trilioni di dollari contro i 60 trilioni del PIL mondiale di quell'anno. Per ogni dollaro di economia reale quaranta dollari di scommesse speculative. Il capitale ingordo sta uccidendo sé stesso, in un paradosso per cui il denaro nel mondo non è mai costato così poco come ora, ma mai è stato così difficile ottenerne per lavorare e creare cose utili, vere, concrete. Ma questa economia della crescita continua ha prodotto anche un altro paradosso: quello di incrementare il PIL aumentando la diseguaglianza economica e sociale. Lo prova la crescita dell'indice di GINI in buona parte delle economie avanzate, così come in uno dei grandi protagonisti della globalizzazione, la Cina. Non solo, la vecchia economia premia sempre gli stessi: la mobilità sociale è in riduzione in molti paesi. La rendita (e le rendite di posizione familiari e patrimoniali) vincono sul merito e sul coraggio di chi ha solo l'intelligenza e la voglia di intraprendere dalla sua parte. Un bellissimo articolo pubblicato sull' Herald Tribune dello scorso 4 gennaio lo dice con grande chiarezza: il sogno americano di uscire dalla povertà nell'arco della propria vita, per raggiungere il benessere grazie all'intelligenza e al duro lavoro, è finito. Un americano che nasce povero ha il 70% di probabilità di morire povero. Mentre i paesi che danno a chi nasce povero la più elevata probabilità di raggiungere il benessere sono invece, un altro paradosso, proprio quei paesi Scandinavi che per anni abbiamo frettolosamente etichettato come "stati socialisti e assistenziali". E, guarda caso, quei paesi sono anche i luoghi in cui l'indice di GINI ha i valori più bassi (vale a dire società in cui la distribuzione del reddito è tra le meno diseguali). Tutti questi fatti, tutte queste evidenze, ci dicono che la vecchia economia non funziona più e che abbiamo bisogno di costruire un nuovo sistema economico. Che sia più giusto, più capace di premiare il merito e punire la rendita, e che non pregiudichi l'ambiente in cui viviamo consumando irresponsabilmente le risorse naturali. Per farlo, dobbiamo uscire dal paradigma della crescita continua per evolvere, usando le parole di un grande economista tedesco come Ernst Friedrich Schumacher il quale le scrisse già nel 1973, "verso un'economia della stabilità".
Un'economia della stabilità è un'economia che persegue prima di tutto l'equilibrio del sistema e la qualità della vita dei cittadini al suo interno, cercando di fare essenzialmente quattro cose sotto il profilo socio-economico: ridurre l'indice di GINI; aumentare il grado di mobilità sociale intragenerazionale (cioè la mobilità nell'arco di una vita); aumentare il tasso di occupazione; ridurre l'energia associata ad ogni punto di PIL prodotto (e dunque abbassare le emissioni di CO2). Questo è il nuovo modello a cui tendere. Un modello nel quale l'eventuale crescita è solo una subordinata e non un obiettivo a cui puntare. E che, se del caso, si deve generare soltanto grazie ad incrementi di produttività derivanti dall'innovazione e da un'imprenditorialità diffusa. Non certo grazie ad incrementi inflattivi dei fatturati delle imprese determinati dallo sfruttamento di rendite di posizione o di mercati a bassa concorrenza. Non è quanto si cresce, ma come, eventualmente, si cresce, a fare la differenza. Il danno fatto degli apostoli della crescita in questi ultimi anni risiede prima di tutto nel fatto di avere affermato una visione acritica dell'aumento del PIL, che non distingue tra aumenti viziosi e improduttivi di PIL (come sono appunto quegli aumenti di fatturato ottenuti dalle imprese che incrementano il prezzo della benzina approfittandosi della bassa concorrenza) da un lato, e gli aumenti virtuosi e produttivi di PIL (come sono i nuovi fatturati generati dalle, ahimè poche start-up italiane nei settori ad alta tecnologia) dall'altro. In una sorta di ossessione collettiva per il +%, in questi anni ci siamo dimenticati della qualità del PIL. E guardando troppo all'incremento, ci siamo scordati del suo intero. Come mai? Perché lo spauracchio della "crescita zero", agitato ad arte da una finanza debordante, prepotente e incosciente (come non guardare, invece, alle enormi scommesse speculative che, oggi, sono immesse nel sistema con un rapporto di almeno 1 a 40 sull'economia reale, e che sono un rischio sistemico ben più grave di una crescita zero), ci ha impedito di puntare lo sguardo nella direzione del vero obiettivo. Che non è la quantità del PIL ma la sua qualità. Il punto non è fare di più, ma fare di meglio. Occorre uscire da questa vecchia economia della crescita continua e della finanza ipertrofica che produce diseguaglianza e crisi socio-economiche violente e ricorrenti, e creare un'economia della stabilità che produce eguaglianza e benessere diffuso. Per farlo, dobbiamo definire gli obiettivi fondamentali di questa nuova economia. Ho provato a riassumerli qui di seguito, in un'ideale contrapposizione con quella vecchia. E questa contrapposizione lascio al giudizio dei lettori, invitandoli a schierarsi dall'una o dall'altra parte...

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sabato 14 gennaio 2012

Le lacrime della Fornero...e le nostre

(AGI) - Torino, 14 gen. - Il declassamento del rating italiano deciso ieri da Standard & Poor's e' stato "una vera sberla". Lo ha detto il ministro del Welfare, Elsa Fornero. "Noi quest'estate - ha aggiunto intervenendo alla presentazione di un libro di Emma Bonino - siamo stati in prossimita' di una crisi finanziaria che poteva vere conseguenze gravissime". "E' stato evitato il baratro? Non ancora - ha proseguito il ministro - c'e' un tira e molla: con la manovra abbiamo fatto un passo indietro dal baratro, ma non dipende solo dal Paese, ogni tanto qualche spinta arriva e ci butta di nuovo in avanti.
  Quella di ieri e' stata una vera sberla, una sberla che rende piu' difficile il rapporto tra i diversi Paesi europei nel risolvere la crisi".

se fosse colpa della crisi il naufragio della costa!

Da stanotte mi chiedo come sia stato possibile un errore umano del genere quattro miglia marine equivalgono a circa 10 km mentre un miglio a circa 1,7 km, ora mi domando il comandante era a cena ma ovviamente c'era il suo secondo in sala guida si vedeva a vista che si era fuori rotta, non parliamo di metri ma di km e poi persone esperte sanno benissimo i rischi che si affrontano avendo quattro mila e più persone su un grattacielo galleggiante, mi faccio queste domande perche mi chiedo se la compagnia non abbia in un periodo come questo di crisi colpe nel cercare personale poco esperto e sotto pagato o nell'addestramento del personale, visto che tutti quelli intervistati hanno lamentato una scarsa preparazione e una disinformazione totale su cosa stesse succedendo.
Spesso pensiamo che le cose non accadano mai è poi invece quando succedono, siamo con i se e con i ma che non portano da nessuna parte se no una triste verità 3 morti 40 feriti e cinquantaquattro dispersi

aggiornamento fonte tgcom24:

" Sull'incidente della Costa Concordia un comandante di lungo corso che chiede di mantenere l'anonimato ipotizza: "O è avvenuto un black out, che ha fatto andare in tilt gli strumenti di navigazione, che sono molto sofisticati oppure c'è stato un errore di valutazione. Ma è tutto molto strano, il comandante è una persona molto esperta".

Puo essere mai possibile??

Ma secondo voi può essere possibile che una nave come la Costa Concordia ultra moderna di nuovissima costruzione finisca su una secca in un tragitto che quelle navi percorrono in sostanza sempre proprio come uno di noi va dalla camera da letto al bagno!

Non voglio insinuare nulla ma mi sembra davvero tutto irreale.

Crisi finanza, l’Italia perde la A. Rating al livello di Perù e Kazakistan

Ecco dove anni di assurde politiche scellerate del nostro paese e dei nostri politici ci hanno portato, con tutto il rispetto per Il Peru e Il Kazakistan, ma è obbiettivamente la sconfitta economica più pesante per il nostro paese e per noi stessi, tenendo presente anche le diverse potenzialità che noi abbiamo sotto tutti i punti di vista, ma in realtà abbiamo il terzo debito più grosso del mondo.
La politica in tutto questo risponde cosi  “un attacco all’Europa che richiede una risposta collettiva”..

Presumo che Monti piu di farsi bello con la Merkel inizi a pensare che se si è assunto questo impegno lo faccia per gli italiani e per l'italia e non per l'europa perche a casa sua i tedeschi non pensano certo a noi.

venerdì 13 gennaio 2012

La crisi induce al suicidio, il comune di Barletta istituisce un numero verde

Per contrastare l’escalation di suicidi da parte di persone che stanno vivendo un disagio esistenziale anche a causa della crisi, il Comune di Barletta, nel nord barese, ha attivato un numero verde. La decisione – informa un comunicato del consigliere regionale Pd, Filippo Caracciolo, promotore della iniziativa – è stata presentata oggi nella sala giunta del Comune di Barletta. Il numero verde – 800 188 805 – funzionerà come un vero e proprio centro di ascolto a sostegno delle richieste di aiuto provenienti da soggetti che stanno vivendo momenti di difficoltà. L’iniziativa è stata promossa – si legge nella nota – «in seguito all’escalation di suicidi che aveva raggiunto il picco massimo nel mese di ottobre, ben quattro in meno di tre settimane». «L’istituzione del numero verde – afferma Caracciolo – è un grande punto di partenza, non c’è altra cità nell’Italia meridionale che abbia attivato un simile strumento». Il numero verde sarà gestito da operatori dell’associazione Demetra

La crisi economica genera un clima di ansia

Il timore che all'origine del drammatico gesto compiuto ieri dal 45enne di Zané possa esserci anche la recente perdita del posto di lavoro amplifica lo sconcerto delle parti sociali, che tornano a chiedere una seria riflessione sulla situazione attuale e una generale assunzione di responsabilità. «Gesti così estremi confermano il fatto che stiamo vivendo in un clima di ansia e di crisi economica acuta in molte famiglie - sono state le parole di Grazia Chisin della segreteria provinciale della Uil - questo non fa che ribadire da parte del sindacato la necessità di portare avanti un lavoro di mediazione orientato alla tutela dei lavoratori. E il Governo deve mettere in campo misure urgenti per contrastare questa crisi». «Non si può che provare un grande rispetto e una profonda pietà umana di fronte a queste tragedie - ha commentato Stefano Chemello, della Fim-Cisl di Thiene - come non si può morire per lavoro, non si può nemmeno morire per la sua assenza. Bisogna darsi da fare per sostenere chi perde l'occupazione e favorirne il reinserimento». Punta sul valore identitario del lavoro Maurizio Ferron, segretario generale della Fiom Cgil. «Perdere l'occupazione non significa solo perdere una rendita economica; significa soprattutto trovarsi esclusi da una rete di relazioni sociali e vedersi privati del futuro. Categorie economiche, sindacati e politica devono mettere al centro delle loro azioni il diritto al lavoro». Sulla vicenda si sono espresse anche le parti politiche. «Alla famiglia dell'operaio va la vicinanza dell'Unione di centro che rinnova l'appello, più volte lanciato negli ultimi mesi, affinché si avvii una riforma degli ammortizzatori sociali che tenga in debita considerazione anche le piccole e medie imprese alle prese con la crisi». È l'appello lanciato da Antonio De Poli, deputato veneto dell'Udc. «È l'ennesima tragedia che si verifica nella nostra Provincia - sono le parole della parlamentare vicentina del Pd Daniela Sbrollini - e che ci ricorda come sia necessario tornare a mettere l'uomo al centro del mercato del lavoro, ragionare sull'occupazione e sul sistema degli ammortizzatori sociali
Fonte: Giornale di Vicenza

Pensate un po in mano a chi siamo!

La crisi era vicina, ma nessuno se n'era accorto. Dai verbali di otto riunioni dei vertici della Federal Reserve nel 2006, divenuti pubblici ora, si evince con chiarezza come i super esperti della Fed sottostimassero i rischi legati al rallentamento del mercato
immobiliare americano.

Anzi: i membri della banca centrale americana ritenevano che un rallentamento
dell'immobiliare avrebbe potuto causare un calo dei consumi e dgeli investimenti, ma questo sarebbe stato però controbilanciato da altri punti di forza dell'economia.

Segnali
Nel 2006 i prezzi delle case negli USA cominicarono a calare. I documenti pubblicati - riporta il New York Times - mostrano il fallimento della Fed nell'identificare i pericoli dei mutui subprime per il sistema finanziario.

Il sistema terrà
"Ritengo che sia improbabile che assisteremo a un deragliamento della crescita a causa del mercato immoniliare" aveva detto - si legge nelle trascrizioni - il presidente della
Fed, Ben Bernanke nel marzo del 2006. Bernanke è arrivato alla guida della Fed nel febbraio 2006, al posto di Alan Greenspan, da molti considerato il responsabile della bolla immobiliare.

Le ultime parole famose
Nell'ultima riunione con Greenspan alla guida, Timothy Geithner, allora presidente della Fed di New York, disse rivolgendosi a Greenspan stesso: "Ritengo che le possibilità che in futuro penseremo di te meglio di quanto pensiamo ora sono più alte che il contrario". Geithner, nella prima riunione dell'era Bernanke, aveva anche aggiunto: "I prezzi delle azioni e gli sprea suggeriscono che c'è fiducia nelle prospettive di
crescita. le condizioni del sistema finanziario sembrano sostenere l'espansione".

Spesi 640 mila in un solo giorno dei nostri soldi per nulla!!!!!!!!!!!!

Ieri sera sentendo le varie trasmissioni televisive sul caso Cosentino, ho iniziato a pensare che la cosiddetta casta della politica è realmente uno dei grandi problemi di questo paese persone che tra mille benefici pensano solo e soltanto ai cavoli loro e non parlo di destra o sinistra non se ne salva nessuno, e mi dicevo ma ieri il mio parlamento quello che rappresenta me e tutti gli italiani cosa ha fatto: NULLA se non decidere di non mandare in carcere una persona che già aveva il bagaglio pronto per Poggioreale ed è stato tirato fuori per i capelli ma ciò che è più sconcertante e questo in Italia abbiamo 630 deputati che secondo un piccolo calcolo approssimativo costano a noi italiani, circa 600 euro al giorno quindi vi faccio un semplice calcolo ieri lo stato ha speso 640 MILA EURO SEICENTOQUARANTAMILAEURO per decidere una cosa che riguarda una singola persona mentre il 75 % degli italiani non sanno come fare ad andare avanti, è calcolando che non è stato l'unico caso ricordiamo i vari Papa etc quanti soldi sono stati sprecati e quante ore di lavoro perse che potevano essere utilizzate per cose utili come l'interesse del nostro paese.
Senza pensare che a nessun italiano in questo momento interessa la sorte giudiziaria di nessuno, ma che si faccia qualcosa per risolvere i Veri Problemi di tutti noi.

giovedì 12 gennaio 2012

Ma noi in tutto questo cosa c'entriamo????

Trovandomi spesso a discutere con persone di una certa età mi viene una rabbia nel vederli esaltare queste fantomatiche doti che il governo Monti nel combattere la crisi, fatto è che nessun politico abbia avuto il coraggio di alzare le tasse e intruderne delle nuove cose che Tecnicamente avrebbe saputo fare chiunque anche mia figlia di sei anni.
Per noi giovani è molto difficile pensare al futuro perché è già complicato pensare al presente che rivolgere il pensiero a una futura pensione sembra quasi inverosimile, però mi farebbe piacere che tutte quelle persone che nei decenni precedenti hanno cavalcato l'onda della prima politica, con favoritismi mazzette e guadagni facili abbiano almeno il rispetto di non lamentarsi perché se il debito del nostro amato paese è a questi livelli, non è certo colpa nostra ma ne paghiamo delle ingiuste conseguenze

Crisi, sempre più 'scatolette' nel carrello della spesa: le sceglie una famiglia su due

Cambiano le abitudini alimentari degli italiani, sempre più 'scatolette' nel carrello della spesa. A preferirle sono soprattutto le famiglie 58% e i giovani 31%, ma anche gli anziani intenti a far quadrare la propria pensione. E' quanto emerge da una ricerca commissionata da Anfima (Associazione nazionale fra i fabbricanti di imballaggi metallici ed affini) e condotta da Linkom Research su un campione di 1.000 uomini e donne in Italia, che verrà presentata il prossimo 12 Giugno in occasione dell'assemblea annuale dell'associazione Anfima.

Se la crisi incalza, infatti,  l'Adusbef prevede un aggravio sulla spesa alimentare di ben 564 euro all'anno, gli italiani la prendono in contropiede e modificano le loro abitudini d'acquisto. A partire dalla scelta di tempi e luoghi: Il 43% degli intervistati, infatti, opta per i grandi supermercati, il 37% per i discount, e solo il 14% resta fedele alla bottega sotto casa. Spesa settimanale per il 51% degli italiani, addirittura ogni quindici giorni per un altro 24%, mentre appena il 12% dichiara di fare i propri acquisti giorno per giorno.
Per il 48% degli intervistati si tratta di una questione di tempo, che fa preferire le 'spedizioni' una tantum alla spesa giornaliera. Per un altro 37%, invece, la scelta è sul fronte del risparmio di benzina per spostarsi verso i centri più convenienti, spesso non vicini a casa. E allora, è giocoforza che se si bada più al contenuto che all'aspetto del contenitore la scelta ricade su prodotti pronti, economici e a lunga scadenza come le conserve in scatola. Il 56% degli intervistati, infatti, dichiara di preferirli ai cibi freschi.
Sulle ragioni della scelta, gli italiani hanno le idee chiare: al primo posto c'è proprio il costo contenuto (39%), al secondo la durata maggiore degli alimenti (31%), per finire con la praticità di piatti pronti per il consumo (26%). Quanto alla scelta, la lotta sembra impari. Il 52% degli intervistati, infatti, in tempi di crisi punta sulle scatolette, mentre il 28% si dirige al banco dei surgelati, e solo 16% sceglie cibi elaborati cosiddetti 'ricettati'.
Anche qui i motivi della scelta sono chiari: secondo il 42%, infatti, i cibi in scatola sono sicuri e di qualità e consentono di avere in dispensa sempre una scorta pronta, mentre per un altro 35% sono più economici rispetto ai corrispettivi contenuti in tetrapak, vetro o ai prodotti freschi. E il risparmio a volte puo' arrivare a oltre il 45% come nel caso del tonno in scatola rispetto al suo omologo in vetro, o dei piselli con differenze di prezzo dai 2,00 ai 3,40 euro al Kg a seconda del tipo di imballaggio.
Ma c'è anche un 21%, che ne fa una scelta di valore ambientale: le scatolette sono infatti imballaggi ecosostenibili a impatto ambientale pressoché nullo essendo completamente riciclabili. Una scelta confermata dai dati del Consorzio Nazionale per il riciclo e il Recupero degli imballaggi in acciaio. Secondo il Cna, infatti, nell'ultimo anno quasi il 70% delle scatolette in acciaio immessi sul mercato sono stati avviati al riciclo, coinvolgendo nella raccolta differenziata il 78% degli italiani (43 milioni) sparsi in oltre 5.000 comuni.
Tra i prodotti in scatola più gettonati in questi mesi sicuramente il tonno con il 22%, tallonato dai pomodori pelati (20%) e legumi (19%). Ma nella lista anche new entry che parlano di un vera e propria rivoluzione dei consumi: dalla carne (11%) passando per piatti pronti come le insalatissime (10%) e i sughi (9%), il cambiamento dei gusti, tra l'altro è confermato dai dati industriali.
Secondo il presidente di Anfima, Lorenzo Pagani, "a seguito della crisi internazionale negli ultimi sei mesi abbiamo registrato, una contrazione sul fronte della produzione degli imballaggi metallici industriali e aumenti del costo della materia prima, ma siamo fiduciosi che sul fronte delle conserve alimentari, gli italiani con la crisi, apprezzeranno sempre di più le doti di sicurezza igienicità ed economicità delle scatolette".
Lo 'sdoganamento' della scatoletta è stato sancito anche dai grandi chef 'stellati' come Moreno Cedroni che nel suo atelier del gusto propone le sue creazioni migliori in versione inscatolata. Ovviamente, le scatolette firmate dai grandi cuochi non sono a buon mercato, ma rispetto a una cena al ristorante, la scatoletta seppur griffata e di lusso è di certo più economica.

Vicenza, operaio disoccupato da mesi si uccide

VICENZA – Un uomo di 45 anni, disoccupato dal mese di settembre, si e' tolto la vita a Zane' (Vicenza) sparandosi alla testa con una pistola. L'azienda metalmeccanica dove lavorava fino a 4 mesi fa aveva ridotto il personale a causa della crisi, lasciando a casa buona parte del personale, tra cui il 45enne. L'ex operaio sarebbe caduto per questo in una crisi depressiva: la disoccupazione e il disagio psicologico avrebbero creato un mix di sofferenza che l'ha portato al suicidio. L'uomo non ha lasciato alcun messaggio.
È stata l'anziana madre, 84 anni, a scoprire stamane il cadavere del figlio, chiamando subito dopo i carabinieri. Gli accertamenti sono affidati ai militari dell'Arma di Zanè, secondo i quali è chiara la dinamica del suicidio. L'uomo custodiva regolarmente l'arma con la quale si è tolto la vita. (Ansa)

caos Italia e Monti...

Cari amici,
Aprendo i giornali osservando la tv e scrutando la rete ci rendiamo ormai tutti che gli italiani sono in preda a reali timori non riuscire a superare questo periodo di reale recessione, io che vivo la crisi con la mia piccola attività mi rendo conto che le abitudini di tutti noi sono realmente cambiate, le persone prima entravano al bar facevano colazione con cornetto e caffè ora scelgono o l'uno o l'altro, si è avuto un incremento sproporzionato della vendita di tabacco per sigarette, mi direte nessuno obbliga nessuno a fumare e anche questo è giusto ma non possiamo ovviamente sindacare un vizio se pur sbagliato, ci rechiamo al supermercato si spendono 50 euro e all'uscita ci accorgiamo di non aver comprato nulla, andiamo a rifornirci di carburante e ci rendiamo conto che i sontuosi 10 euro che mettevamo prima riescono a malo modo ad alzare quella tacchetta che ci avvisa di essere perennemente al rosso.
I negozi compro oro sembrano diventati tipo forni dove si vende il pane la gente si trova costretta a vendere ricordi di famiglia per far fronte a bollette e spese che incombono sulle famiglie.
Ci s’incontra al bar tra amici e non si fa altro che parlare di come le attività siano colpite da tutto questo si nota un calo nella richiesta di locali in affitto per nuove attività e nello stesso tempo quelli aperti stentano a pagare il canone di locazione, purtroppo parliamo della reale situazione in cui ci troviamo tutti piccoli imprenditori io spesso mi chiedo quando si parla di evasione, che ci sono commercianti onesti che vorrebbero pagarne tantissime di tasse vorrebbe dire aver guadagnato tanto, ma purtroppo ciò non accade e mi chiedo cosa è stato fatto per aiutare i piccoli e i piccolissimi come si può pensare che liberalizzare tutto serva a incrementare la crescita non posso sapere quale sia la ricetta giusta perché si ritorni a essere la Bella Italia che tutti ci invidiavano ma sicuramente in questo periodo non esiste un vero progetto di crescita e mentre i piccoli imprenditori, i pensionati, i dipendenti tutti non sanno come sbarcare il lunario oggi alla camera dei deputati si discute se far andare in carcere un onorevole.... lascio a voi commentare il tutto.

mercoledì 11 gennaio 2012

Famoso chef britannico arrestato mentre rubava al supermercato

Quando la crisi si espande investe tutti. E non è una banalità, se anche un famoso chef, non troppo conosciuto in Italia ma decisamente celebre in Gran Bretagna, viene sorpreso a rubare al supermercato.

Il suo nome è Antony Worral Thompson e annovera nel suo curriculum partecipazioni a programmi tv come Ready Steady Cook, pubblicazioni, la proprietà di una catena di ristoranti, il design di pentole e la pubblicità per delle salse. Nonostante tutto, è stato arrestato all'interno di un supermercato Tesco, per aver sottratto vino e formaggi.

Famoso chef britannico arrestato per furto
Addirittura, dicono i tabloid inglesi, il famoso chef britannico sarebbe stato sorpreso a rubare ben 5 volte nel giro di 15 giorni, nel supermercato dell'Oxfordshire. I fatti risalgono al 22, 30 e 31 dicembre 2011 e al 5 e 6 gennaio del nuovo anno. Curioso che, in seguito all'arresto, l'imputato abbia accettato di pagare la cauzione richiesta per tutti i 5 crimini.

A incastrarlo pare siano state le telecamere, che hanno immortalato chef Thompson mentre utilizzava le casse self-service a suo piacimento, passando alcuni prodotti e omettendone altri. Si è parlato di oggetti di poco valore, ma la reiterata frode ai danni del supermercato ha costretto gli agenti ad arrestarlo.

Il brutto periodo di Thompson è cominciato nel 2009, quando la crisi l'ha costretto a chiudere 4 dei suoi ristoranti, licenziando 60 dipendenti e avviando le procedure per l'attestazione del fallimento. Insomma, non tutti i grandi sono usciti indenni da questo brutto periodo dell'economia mondiale.

Fonte ingusto.it

.Avevano chiesto aiuto e si sono SUICIDATI!

Due pensionati si suicidano a Bari.  Lui aveva perso il lavoro. Aumentano del 6% i suicidi come effetto della crisi
Per alcuni degli ultimi episodi mortali, accaduti durante le giornate natalizie, alcuni organi di informazione hanno parlato di “follia irrazionale di settori sociali impazziti dalla “astinenza” di non poter consumare/acquistare alcuni prodotti commerciali o vari gadget telematici etc…”!
La realtà, molto più semplice, ed è nell’assenza (questa sì), di un minimo sistema di tutela della propria condizione di vita. Questo è particolarmente grave e sentito dalle fasce di popolazione anziana, lasciata sola e con pochissimi mezzi di sussistenza!
Moglie e marito sono stati trovati morti a distanza di poche ore in due luoghi diversi di Bari Lei in un hotel e lui sul lungomare del capoluogo pugliese. La verità è che i due coniugi non avevano più nulla. La crisi aveva fatto perdere il lavoro (lui era un rappresentante di tessuti disoccupato), i 400 euro di pensione non garantivano la sopravvivenza quotidiana, la speranza era finita. Così l'uomo, 63 anni, ha ucciso la moglie e poi si è tolto la vita.
I numeri dei suicidi per la crisi dunque continuano a crescere. Solo nel 2009 in Italia c’è stato un suicidio al giorno per motivi legati al lavoro. L’Eurispes quantifica in 2.986 i suicidi con un aumento del 5, 6 % rispetto all’anno precedente. Nella maggior parte dei casi si tratta di persone espulse dal mercato del lavoro (272 in valore assoluto), il 76% a fronte di 85 casi di persone in cerca di prima occupazione. Un altro indicatore della connessione tra aumento dei suicidi e crisi sono i suicidi per motivi economici, che - pur con tutte le difficoltà nel comprendere le motivazioni profonde di un gesto così assoluto - raggiungono sempre nel 2009 il valore più alto degli ultimi decenni con 198 casi, con una crescita del 32% rispetto all’anno precedente e del 68% rispetto al 2007. E il 2012 si annuncia ancora più terribile.

Lo Spreco, in tempo di crisi a Roma.

Roma 10 gennaio 2012 ore 18, 56 
Mi trovavo in giro per Roma esattamente in viale Marconi,  mi chiedo, come sia possibile che il nostro Caro Sindaco e quindi l'amministrazione comunale non abbia ancora notato che il natale è finito????
Guardando la foto capirete che parlo delle luminarie,  Viale Marconi per chi non è di Roma è una via lunga circa 5 km  che considerando i due lati fanno dieci, completamente illuminata a giorno con luci e decorazioni, quanti soldi vengono sprecati che potrebbero essere utilizzati invece per aiutare persone in reale difficoltà voi cosa ne pensate????
Se avete foto delle vostre città commentate ed inseritele.

martedì 10 gennaio 2012

Una famiglia di quattro persone in Italia ha subito una stangata di 10′850 euro.

1. Cono gelato +159,7%
2. Penna a sfera + 207,7%
3. Tramezzino al bar+198,7%
4. Pizza margherita + 93,5%
5. Sogliola al kg. + 84,4%
6. Biscotti frollini (1 kg) 1,50 3,20 113,3%
7. Lavanderia pantalone+ 109,4%
8. Caffè 2 pz x 250 gr + 136,5%
9. Pizza 4 stagioni + 84,1%
10. Jeans uomo (di marca) + 95,2%
11. Lotto giocata minima + 92,3%
12. Dentista (otturazione) + 54,9%
13. Patate al kg. + 80,6%
14. Riso arborio kg + 84,2%
15. Fettine di vitello al kg. + 58,2%
16. Pane in cassetta + 87,5%
17. Supplì cadauno + 123,9%
18. Cappuccino e brioche + 68,1%
19. Zucchine al kg. + 43,4%
20. Quadernone + 75,9%
21. Passata pomodoro (bottiglia) + 67,7%
22. Parrucchiere messa in piega + 63,1%
23. Minestrone surgelato + 64,4%
24. Lamette da barba + 65,6%
25. Saponetta + 66,7%
26. Panino al bar + 50,0%
27. Fette biscottate + 66,7%
28. Farina kg.1+ 57,9%
29. Candeggina lt 1 +64,3%
30. Confettura ai frutti di bosco + 68,4%
31. Yogurt alla frutta 2 pz + 26,2%
32. Tonno in scatola al kg. + 66,9%
33. Bagnoschiuma + 37,6%
34. Pane al kg. + 58,3%
35. Cereali da colazione + 58,5%
36. Quotidiano + 55,8%
37. Detersivo piatti lt 1 + 34,8%
38. Mele golden al kg. + 39,3%
39. Spazzolino da denti + 54,7%
40. Collant 40 denari + 57,1%
41. Uova confez. da 6 + 16,5%
42. Assorbenti con le ali + 55,7%
43. Dado 10 pz + 51,3%
44. Limoni al kg. + 35,0%
45. Bollettino cc postale+ 55,8%
46. Parcheggiatore abusivo + 94,2%
47. Latte fresco lt 1 + 25,0%
48. Pomodori pelati +96,9%
49. Sapone liquido mani + 51,3%
50. Crackers + 49,4%
51. Detersivo liquido lavatrice lt 3 + 64,4%
52. Polo di marca + 49,7%
53. Spaghetti kg.1+ 39,5%
54. Parrucchiere taglio donna + 48,9%
55. Nasello al kg. + 42,0%
56. Cipolla al kg. + 22,8%
57. Birra 0,66 cl + 45,6%
58. Caffè al bar + 34,3%
59. Olio di semi lt 1 + 46,0%
60. Scatoletta gatto grande 2 pz + 49,1%
61. Aceto balsamico + 35,3%
62. Penne kg.1 + 33,7%
63. Panna da cucina+ 37,9%
64. The + 40,6%
65. Dentifricio+ 34,3%
66. Sottilette 10 pz+ 33,3%
67. Prosciutto crudo al kg. + 26,2%
68. Miele liquido + 34,0%
69. Saponetta di Marsiglia + 40,8%
70. Gambaletti donna + 37,7%
71. Cacao in polvere + 44,7%
72. Biglietto autobus Milano + 94,8%
73. Bevanda gassata cola (1,5 l) +29,9%
74. Sale kg.1 + 48,9%
75. Aceto lt 1 + 42,9%
76. Basilico all’etto + 28,9%
77. Zucchero kg.1 + 22,4%
78. Olio extravergine lt 1 +40,4%
79. Parmigiano reggiano al kg. + 10,1%
80. Orzo + 23,4%
81. CD 2+ 9,2%
82. Pomodori pachino + 18,5%
83. Aglio al kg. + 39,5%
84. Ammorbidente lt 4+ 24,6%
85. Cinema biglietto ridotto + 33,2%
86. Banane al kg. + 36,0%
87. Tovaglioli carta (100 pz) + 27,3%
88. Carta igienica 10 rotoli +34,9%
89. Cioccolata da spalmare + 23,3%
90. Prelievo bancomat+ 17,6%
91. Camomilla + 15,7%
92. Pannolini conf. piccola + 18,3%
93. Shampoo + 21,2%
94. Deodorante stick + 33,7%
95. Cinema biglietto intero + 26,7%
96. Schiuma da barba + 13,8%
97. Omogeneizzati 2 pz + 11,2%
98. Burro 250 gr. + 25,5%
99. Francobollo posta prioritaria  -3,2%
100. Mancia (minima) al ristorante + 96,1%
MEDIA AUMENTI: 54,1%
Fonte: Codacons

Crisi economica, aumenta il numero dei suicidi tra imprenditori e disoccupati

Secondo la ricerca Eures in Italia ci sono stati 2986 casi, con un incremento che ha riguardato soprattutto la popolazione maschile (+5,6% rispetto all'anno precedente). Record in Veneto con 50 casi in tre anni
Si può morire impiccati al chiodo della crisi, avvelenati ad aspettare quella manciata di soldi che ti spettano, che magari non arriveranno mai. Denunciare i creditori? I tribunali ci mettono sette anni per arrivare a una sentenza definitiva, e poi intorno ti fai terra bruciata. Ragionava così Giovanni Schiavon, e intanto telefonava ogni due o tre giorni a quei creditori che avevano allungato i tempi di pagamento di altri mesi, forse anni. Privati ma anche tante amministrazioni ed enti pubblici che non lo riescono più a pagare.

Giovanni Schiavon era un piccolo imprenditore edile come tanti nella zona del padovano, giovane e affidabile, serio e molto professionale: era proprietario della Eurostrade di Vigonza. Si è ucciso non per i debiti ma per i crediti che non riusciva a riscuotere, aveva crediti con enti pubblici per almeno 300 mila euro. Nel nordest sono tante le storie come quella di Giovanni: imprenditori alle prese con l’aziendina di famiglia, ma anche ristoratori, artigiani e dipendenti presi a calci dal loro stesso lavoro. Così suona cinico ma realista il titolo della ricerca dell’Eures “Il suicidio in Italia ai tempi della crisi” che ricorda tanto L’amore ai tempi del colera di Garcia Marquez. Qui però di romantico non c’è nulla: secondo i dati dell’istituto di ricerche economiche e sociali in Italia nel 2009 c’è stato un suicidio al giorno per motivi legati al lavoro. Nel solo Annus horribilis della crisi mondiale e in seguito al massiccio ricorso alla cassa integrazione da parte di tante aziende, secondo la ricerca Eures in Italia ci sono stati 2.986 suicidi con un aumento del 5, 6 % rispetto all’anno precedente, un aumento che ha invertito la dinamica decrescente degli ultimi anni.

L’incremento dei suicidi ha riguardato soprattutto la popolazione maschile (+ 5, 6 % rispetto all’anno precedente passando da 2. 197 a 2. 343) ma anche in misura minore quella femminile (+ 1, 6 % con 634 casi rispetto ai 631). Colpisce però soprattutto la forte connessione tra suicidi e crisi economica e occupazionale. Basta leggere i numeri: sono 357 i suicidi compiuti da disoccupati, con una crescita del 37,3% rispetto ai 260 casi del 2008. Nella maggior parte dei casi si tratta di persone espulse dal mercato del lavoro (272 in valore assoluto), il 76% a fronte di 85 casi di persone in cerca di prima occupazione. Un altro indicatore della connessione tra aumento dei suicidi e crisi sono i suicidi per motivi economici, che – pur con tutte le difficoltà di capire le motivazioni profonde di un gesto così assoluto – raggiungono proprio nel 2009 il valore più alto degli ultimi decenni con 198 casi, con una crescita del 32% rispetto all’anno precedente e del 68% rispetto al 2007.

Dal punto di vista geografico oltre la metà dei casi sono concentrati “in una regione del nord” (così dice la ricerca) con ben 1.600 suicidi pari al 53,6 % del totale, a fronte del 18,8% al centro e del 27,6% al sud. Una tendenza in triste ascesa quella dei suicidi a Nordest che riguardano soprattutto padroncini e piccoli imprenditori: sono oltre una cinquantina negli ultimi tre anni quelli che si sono tolti la vita, spesso schiacciati dai tempi di pagamento lunghissimi applicati dalle aziende o dagli enti pubblici. Oggi la media di tempo in cui vengono saldati i debiti da parte dello Stato o degli enti locali è di 180 giorni, tempi che spesso nelle Asl si allungano addirittura a 300 e in alcuni casi 900 giorni. Non va meglio per i pagamenti che devono effettuare le aziende, soprattutto quelle più grandi, che spesso slittano da tre a sei mesi costringendo i piccoli imprenditori ad andare a bussare (ormai sempre più a vuoto) agli istituti bancari. Ancora secondo la Cgia infatti su un campione di 800 microimprese intervistate il 51, 3 % manifesta una aumentata difficoltà di accesso al credito. Tradotto, è una via senza uscita: se la piccola azienda esegue dei lavori e viene pagata con molto ritardo, nel frattempo si rivolge alla banca che però non concede credito, per quanto tempo può sopravvivere? Insomma in Veneto i piccoli imprenditori e il mondo di associazioni, confederazioni e piccoli partiti autonomisti anti-banche che ci ruota attorno sono una bomba a orologeria.

da Il Fatto Quotidiano del 7 gennaio 2012

TUTTE LE BUGIE DI MONTI: OLTRE IL DANNO, LA BEFFA

Sul fatto che qualcosa per salvare il Paese vada fatto credo si sia tutti d’accordo. E’ sul cosa che si può discutere. Intanto qualcuno dovrebbe spiegarci perchè si è impedito con ogni manovra eversiva di far lavorare il Governo legittimo, mentre adesso si debba concedere fiducia al buio ad un esecutivo che impone e dispone misure inique e cervellotiche, tutte tese ad evitare la ricapitalizzazione delle banche a spese della comunità, cioè ad impedire che a tirar fuori i soldi siano gli azionisti di riferimento di quelle banche che si sono arricchiti alle spalle di aziende, lavoratori e pensionati, e che quando hanno avuto utili si son ben guardati dall’impiegarli a favore dello sviluppo dell’economia italiana.

 Detto questo, qualcuno dovrebbe far capire al prof Monti, al quale speriamo arrivi l’eco di queste note, che in Italia non esistono classi separate di consumatori come fa finta di credere lui e lo stuolo di leccasuole di cui s’è circondato. Cioè, non è che le sue misure colpiscano una i proprietari di case, un’altra gli automobilisti, un’altra i pensionati, e così via. Il prof Monti dovrebbe invece prendere atto che c’è gente che riveste tutti i ruoli tartassati, nel senso che è allo stesso tempo proprietario di casa, pensionato, automobilista, contribuente, e magari possiede una pilotina sgangherata da 3000 € comprata a rate ed ormeggiata in qualche porto canale, per cui deve pagare tutte insieme l’Imu, l’Ici, l’Iva, le accise da usurai sui carburanti benzina e gasolio per il riscaldamento, la superimposta su gozzi e pattini, spesso dovendosi pure prendere cura dei nipotini per mancanza di asili e dovendo mantenere i figli che non riescono a trovare uno straccio di lavoro. Ci ha pensato a questi, e sono tantissimi,che devono farsi carico del cumulo di tutti i balzelli da lei introdotti, non per la crescita si badi bene, ma solo per salvare le banche d’Italia e d’Europa? Le sembra giusto, anzi equo, questo prof Monti? Non crede di aver già abbastanza preso in giro gli italiani parlando di misure come se fossero “separate” quando invece insistono tutte insieme su tutti quelli chiamati a pagare, con l’aggravante di misure viscide ed ignobili, tenute sottotraccia come quella della rivalutazione degli estimi catastali del 60%, per cui non solo si reintroduce l’Ici, ma lo si fa a livelli stratosferici, per lo più insopportabili? Lo sa prof Monti che l’Agenzia del territorio dal 2007 ha fotografato tutto il territorio italiano rilevando oltre 2.200.000 particelle non accatastate, con oltre 1.162.000 case fantasma la cui esistenza non è mai stata regolarizzata dai Comuni? E, giusto per fare un esempio, come la applica l’Ici in quel comune del napoletano, prof Monti, dove ci sono 5000 abitazioni abusive su 5005? Perchè invece di spaventare la gente non pensa a misure che favoriscano ed incentivino l’investimento dei capitali privati anziché la loro fuga all’estero? Del resto lei stesso ha ammesso che nessuna di queste misure è a favore dello sviluppo e della crescita occupazionale o per il rilancio dei consumi che son tutte la stessa cosa, e che quel capitolo è ancora tutto da scrivere. Non le viene mai in mente che ai pensionati della ricapitalizzazione di Banca Intesa non gliene freghi niente, e che molti possano, invece, pensare che per un Passera che ha 6.000.000 di azioni di quella banca, il non dover procedere ad una ricapitalizzazione sia un bel risparmio e che il conflitto di interessi sia non latente, ma ben visibile e tangibile sulla nostra pelle? Ma poi ieri, ci creda prof Monti , ha veramente esagerato. Affermare che senza questa manovra lo Stato avrebbe corso il rischio di non poter pagare gli stipendi e le pensioni, non solo, come lei ben sa, è una evidente menzogna, ma costituisce un procurato allarme, un vero atto di terrorismo politico alla Bersani, cui lei si è probabilmente affidato senza riflettere e di cui siamo certi si sarà già pentito per averlo posto in atto. Lei sa benissimo che tutti in Europa, pure quelli che ci vorrebbero torchiare tre volte come si fa con le vinacce per dar più colore al vino, ammettono che il sistema pensionistico italiano è già adesso prima della sua riforma il più equilibrato d’Europa, pure più di quello danese preso a riferimento. Lei sa che con l’iniezione dei quasi 4 milioni di immigrati regolarizzati che pagano tasse e contributi pensionistici i conti dell’INPS sono floridi come non accadeva da decenni. Perchè mai, quindi, non si sarebbero dovute pagare le pensioni? E per quanto riguarda gli statali, lei ha detto un’altra enorme bugia, perchè sa benissimo che Berlusconi le ha lascito un governo con un avanzo primario largamente positivo, cioè con le entrate che da mesi superano le spese correnti, tanto è vero che il debito pubblico (non l’indebitamento) decresce. Allora? E sa benissimo che lo spread è un falso problema, come dimostra il fatto che ad ogni asta i bond italiani vadano a ruba, altro che rischio di default. Dica la verità: il suo unico, vero obiettivo non è salvare il Paese, da cosa poi?, ma di risanare il sistema bancario nazionale ed europeo. Ormai il suo gioco diviene sempre più scoperto, per cui comincia a rendersi urgente che qualcuno valuti la possibilità di staccarle la spina. Che senso ha salvare il Paese ammazzando quelli che lo abitano? A chi lo deve “regalare” una volta che lo abbia svuotato?

Ecco dove finiscono i nostri soldi....

Nonostante la crisi economica e i tagli chiesti dal governo, il decreto Salva-Italia di Mario Monti ha di fatto introdotto sacrifici per tutto il Paese, senza però intaccare la sfera delle spese militari.
In particolare, la questione verte intorno all’acquisto di una serie di caccia F35, il cui costo complessivo sarebbe da paragonare a quello di una finanziaria. Eppure, la pressante crisi economica ed il buon senso, non hanno smosso Mario Monti, il quale ha tutta l’intenzione di acquisire i suddetti velivoli militari.
 Intanto si allarga lo schieramento politico che chiede a gran voce di non comprare i costosi caccia. Ora Idv, Fli e tutto il movimento pacifista, si trovano insieme per protestare contro questo atto, che proprio a causa della crisi economica, sarebbe da evitare. Come sostiene Enzo Raisi di Fli, nuovo seguace del fronte di opposizione alle eccessive spese militari:

«È giunto il momento di rompere un tabù, o almeno di rimetterlo in discussione. È quello degli sperperi in spese militari legate ancora al vecchio schema degli anni della guerra fredda. Ad esempio, il recente acquisto dei caccia F35, per un valore analogo a quello di una manovra finanziaria. Il governo Monti dovrebbe riflettere e riaprire anche il capitolo della dismissione dell’enorme patrimonio di ex caserme e strutture abbandonati dalla difesa: si individuino procedure-lampo per immetterli sul mercato visto che quelle esistenti sono lunghissime e inefficaci».
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Antonio Di Pietro, leader Idv, che rivendica di essere stato il primo a denunciare questo sperpero di soldi pubblici:
«Meglio tardi che mai. Alla fine anche la grande stampa e qualcun altro si sono accorti che scandalo insopportabile siano i miliardi di euro che buttiamo in spese militari. Soprattutto se si pensa che per il Servizio civile nazionale, invece, i fondi sono precipitati dai circa 170 milioni del 2010 ai 68 del 2012. Quando il ministro della Difesa ammiraglio De Paola ha detto che a tagliare le spese militari non ci pensava proprio, nessuno tranne noi aveva fiatato».
Fonte: La Repubblica

Il gioco del banchiere Monti e le pensioni.

Entro febbraio l'ennesimo smacco al "popolo onesto" tutti i pensionati che percepiscono una pensione superiore ai MILLE EURO (cifra bassissima calcolando i costi della vita) dovrà assolutamente farsi accreditare la somma su un conto corrente sia esso postale o bancario ora le banche e le poste stanno studiano promozioni che come dicono loro daranno servizi a costi bassissimi.
Ma secondo voi il problema dell'evasione è quello dei pensionati con quel poco che percepiscono, immagino se fosse stata viva mia nonna costringerla ad  usare il bancomat il pin, parlano di sicurezza non è più rischioso far andare una persona anziana ad uno sportello bancomat per fare un prelievo immaginate la criminalità come sarà pronta ad aspettarli appostati.
Poi in tutto questo marasma di notizie quanti pensionati non comunicheranno i dati per l'accredito non si vedranno nenache quei pochi spiccioli che servono per sbarcare il lunario.
Alla fine a guadagnarci saranno sempre le Banche che potranno godere di giacenze di euro record e guadagnare interessi su interessi.
Caro Monti ma non era meglio aiutarli i pensionati invece di complicargli la vita.

Lo Stato non lo paga da anni, imprenditore minaccia il suicidio

Stanco di attendere i compensi che, da dieci anni, gli devono Prefettura e Procura della Repubblica di Sassari, il titolare di un deposito di auto, Daniele Delogu, di 59 anni, sassarese, ha minacciato di buttarsi da un costone nelle campagne fra Sassari e Ossi. Dopo due ore di trattative l'uomo ha deciso di desistere e ha raccontato ai soccorritori il suo dramma: lo Stato ha nei suoi confronti un debito di oltre 350mila euro.
Esasperato per un debito da parte dello Stato. di recente l'uomo si era sentito dire che avrebbe visto i suoi soldi in cinque anni. Da qui la decisione estrema e provocatoria.

Nel deposito di Ottava, Delogu custodisce auto sequestrate dalla magistratura e dalla Prefettura, ma lo Stato da anni non gli dà un centesimo. Questa mattina alle 10 l'imprenditore è salito sul costone, ha chiamato i Carabinieri e ha minacciato di buttarsi.

Sul posto sono intervenuti i militari della stazione di Sassari, i vigili del fuoco e il personale del 118. Dopo due ore di trattative l'uomo ha deciso di desistere e ha raccontato ai soccorritori il suo dramma. ''Non ce la faccio più - ha detto - qualcuno deve intervenire e risolvere questa situazione assurda''.
fonte tgcom24

Complice la crisi economica è boom dell’usura: in quattro anni 10mila le imprese costrette a chiudere

Complice la crisi economica è boom dell’usura: in quattro anni 10mila le imprese costrette a chiudere

In questa situazione di crisi c’è un altro male che prolifera in maniera sempre più evidente: l’usura. Il suo è un vero boom e sono 10mila le imprese che in tre anni, dal 2008 al 2011, hanno chiuso i battenti per colpa sua o - comunque - per debiti. A lanciare l'allarme è Sos Impresa e Confesercenti nel XIII rapporto 'Le mani della criminalità sulle imprese'.
L'indebitamento delle imprese ha raggiunto i 180mila euro, quasi raddoppiandosi nell'ultimo decennio. Anche i fallimenti sono cresciuti vorticosamente: +16,6% nel 2008 e +26,6% nel 2009. Allarmanti, poi, i dati del 2010 riferiti al primo trimestre con fallimenti in crescita del 46%. Tradotto in numeri questo significa che 3.226 aziende hanno fatto ricorso alle procedure fallimentari, con un trend che farà superare abbondantemente le 12mila chiusure. Sono 200mila, in sostanza, i commercianti coinvolti in rapporti con l'usura, ma le posizioni debitorie vanno stimate inoltre 600mila unità. E con la crisi è aumentato il numero degli usurai che oggi sono passati da circa 25mila a oltre 40mila.
Quanto all'identikit della vittima dell'usura, il fenomeno colpisce solitamente commercianti che operano nel dettaglio tradizionale, come alimentaristi, gestori di negozi di abbigliamento e calzature, fiorai. Sono queste "le categorie che - rileva il rapporto - oggi pagano, più di ogni altro comparto, il prezzo della crisi. Da segnalare, infine, l'ingresso della criminalità organizzata, soprattuto della camorra, nell'attività usuraia. Secondo il rapporto "molti boss non considerano più spregevole tale attività, anzi il titolo di usuraio mafioso si inserisce compiutamente in quell'economia corsara, immensamente ricca e altrettanto spregiudicata. Le operazioni censite che hanno coinvolto esponenti della criminalità organizzata sono aumentate in tre anni del 52,5%.
L'allarme mafia - La mafia Spa è il più grande agente economico del paese e, in un momento di crisi economica e di restrizione del credito, può contare su 65 miliardi di euro di liquidità risultando così la prima banca d'Italia. La mafia continua a configurarsi come una holding company articolata su un network criminale fortemente intrecciato con la società, l'economia e la politica, in grado di muovere un fatturato che si aggira intorno ai 140 miliardi di euro con un utile che supera i 100 miliardi al netto degli investimenti e degli accantonamenti.
Si parla cioè di circa il 7% del Pil. Una massa di denaro enorme che passa quotidianamente - rileva il rapporto - dalle tasche dei commercianti e degli imprenditori italiani a quelle dei mafiosi. Di fatto bar, ristoranti, alberghi e negozi subiscano 1.300 reati al giorno, praticamente 50 all'ora, quasi un reato ogni minuto. Violenza di strada e ricatto mafioso, dunque, si abbattono sulla piccola impresa, costringendola ad una vita affannosa per sopravvivere e "a non divenire facile preda degli appetiti di criminali in doppiopetto". Sono oltre un milione gli imprenditori vittime di un qualche reato, ovvero un quinto degli attivi.
Un fenomeno preoccupante - Oltre al grave e continuo processo del condizionamento dell'economia legale, oggi, assistiamo ad un fenomeno nuovo e per alcuni versi più preoccupante: si è determinata un'inversione dei rapporti tra alcuni pezzi della finanza - avverte il rapporto Sos Impresa - e dell'imprenditoria e criminalità organizzata. Si tratta di "rapporti che nascono sotto il segno della complicità e della collusione per ricavarne vantaggi economici rilevanti". In sostanza oggi più che mai pezzi dell'imprenditoria e della finanza, anche a causa del credit crunch dominante, sono sempre più attratti dai soldi della criminalità, anche perché in questo momento di crisi "mafia spa è l'unico soggetto economico-imprenditoriale in grado di fare investimenti".
La mafia camaleonte - Dal rapporto emerge poi quella che viene definitiva 'mafia camaleonte': l'organizzazione, infatti, ridisegna di continuo la propria strategia economica e finanziaria. L'organizzazione criminale ha sempre di più l'esigenza "di attrarre nel proprio circuito pezzi di finanza deviata, professionisti senza scrupoli, qualche imprenditore persuaso che la strada della collusione partecipata sia l'unica possibile per rimanere a galla". Quanto ai settori di investimento, dal rapporto emerge come gli interessi della mafia si siano spostati in comparti nuovi: dalla sanità, con la gestione delle cliniche private o dei residence per anziani, allo sport, con la gestione di società dilettantische o di scommesse clandestine, fino all'autotrasporto, alla logistica e ai servizi di vigilanza dei locali notturni.
Roma sempre più violenta - SoS Impresa lancia poi l'allarme sulla dilagante violenza nelle città. Roma è sempre più violenta. Tra omicidi, estorsioni, regolamenti di conti, usure e rapine, la Capitale è diventata una città sempre meno sicura, più violenta di Catania, Palermo, Napoli o Reggio Calabria, capoluoghi a forte radicamento mafioso. Va a Roma, inoltre, il triste primato di capitale dell'usura. A lanciare l'allarme è Sos Impresa e Confesercenti nel XIII rapporto 'Le mani della criminalità sulle imprese'.
La rapina il 4 gennaio scorso nel quartiere di Tor Pignattara ha inaugurato il 2012 "confermando lo stato di emergenza sicurezza in cui versa la Capitale, da almeno cinque anni. La lunga scia di sangue dell'anno appena conclusosi ha contato 20 sparatorie e 30 omicidi. Più di quanti se ne siano verificati a Catania, Palermo, Napoli o Reggio Calabria", denuncia il rapporto. E a questi gesti eclatanti bisogna aggiungere il numero di altri reati, dall'omicidio alle lesioni, aumentati nel 2010 e nel 2011. In particolare le rapine a Roma nel 20011 sono aumentate dell'11% e "i principali obiettivi dei rapinatori sono diventati quegli esercizi commerciali che non possono contare su forme di controllo quali vigilanti o casseforti, o che non pagano il pizzo". Dal rapporto, poi, emerge che "la violenza investe le periferie e le borgate, ma anche il centro storico e quartieri più ricchi come Prati, l'Eur e i Parioli.
"Sicuramente la lunga scia di sangue - rileva Sos Impresa - non può essere imputabile ad un'unica regia criminale. Probabilmente ci troviamo di fronte ad organizzazioni diverse che si contendono il ricco territorio della Capitale". A Roma, poi, "malgrado le rassicurazioni e le firme di patti di vario genere, l'ondata di conflitti a fuoco non accenna a smorzarsi e la paura cresce tra tutti gli strati sociali. A questo bisogna aggiungere la scarsità di uomini e mezzi in dotazione delle forze dell'ordine". Infine, sul fronte dell'usura, il Lazio e la Capitale sono tra i più colpiti dal fenomeno. Secondo Sos Impresa sono circa 28mila (pari al 32%) il numero di commercianti del Lazio coinvolta in fatti usurai. Roma, in particolare, "è da decenni il luogo per eccellenza dell'usura. ( redazione tiscali )

Quando la sfiducia arriva dall'alto.

( Da pmi.it ) Le difficoltà incontrate in questi anni dalle imprese italiane sono la cartina tornasole della crisi economica che sta investendo il nostro Paese e non solo. E proprio in base alle dichiarazioni delle imprese Bankitalia ha misurato lo stato della crisi economica in Italia segnalando un «2012 in peggioramento».
Il 2% delle aziende coinvolte nell’indagine trimestrale di Bankitalia sulle aspettative di inflazione e crescita delle imprese segnala un miglioramento, mentre 3 su 4 segnalano un peggioramento della situazione economica generale in base al vissuto dell’appena terminato 2011.
In generale per il nuovo anno arriva l’avvertimento: nel 2012 i prezzi aumenteranno di +1,7%, «sostanzialmente in linea con le attese formulate in settembre (1,6%); tra i fattori che influenzeranno la dinamica dei listini, si riduce il contributo dei costi delle materie prime e del costo del lavoro, a fronte di una maggiore importanza assegnata alla variazione della domanda nel contenere le pressioni al rialzo», segnala la Banca d’Italia.
E gli aumenti sono già arrivati nel 2011 perché la maggioranza delle imprese ha rivelato di aver maggiorato i prezzi di vendita del 2,1% nell’arco dell’ultimo anno, pari al +1% rispetto a quanto segnalato dalla stessa Banca nell’indagine di settembre e del +1,4% sulle previsioni. Distorsioni frutto dei picchi registrati tra le imprese attive nel comparto dei servizi (+2,2%) e quelle residenti al Centro (3,0%).
In generale, il clima di sfiducia è diffuso, tanto tra consumatori quanto tra imprese anche sull’efficacia della manovra finanziaria, sullle politiche di sviluppo economico e sulle riforme del Decreto “Salva-Italia”.