Le immagini sono choccanti: pazienti rianimati in terra tra lettighe e barelle. Personale che cerca di fare quello che può, in ginocchio sul pavimento, tutt’attorno una folla di altri malati, in attesa. Chi con la flebo, chi con il catetere, chi con il volto terreo per i dolori. Succede al pronto soccorso del San Camillo di Roma, la più grande azienda ospedaliera del Lazio.
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Succede che qui si arriva e non si sa quando si esce, anche 21 ore di attesa, e se ti capita di avere una colica di reni devi fare pipì in una bottiglietta di plastica tagliata a metà, con un bisturi. «Così vediamo se c’è il calcolo», dice il medico di guardia. Se gli chiedi: «Ma dottore è igienico?», lui scuote la testa. Si scusa: «Lo so, è un casino. Scusate, non abbiamo neanche più i bicchierini. Non ci sono più fondi».
Benvenuti al San Camillo, dunque, fiore all’occhiello e centro di eccellenza della moderna medicina dove chi lavora combatte ogni giorno una battaglia senza armi per salvare la vita alla gente. San Camillo, la fotografia impietosa del welfare nel nostro Paese. Per questo gli operatori sanitari sono in stato di agitazione. Motivo: taglio di posti letto per gli acuti e carenze di organico devastanti. Un Pronto soccorso, o meglio tre, al collasso. Una struttura depauperata, ridotta a un colabrodo, senza più mezzi e che mette a rischio l’assistenza e il diritto alla salute. «Siamo tornati alla situazione che si viveva trent’anni fa con i letti in corridoio, una situazione vergognosa. La Regione Lazio ha fatto un Piano di riordino con la chiusura di 24 ospedali ma la gente da quache parte deve andare». Appunto. E arrivano al San Camillo dove sono stati chiamati a supporto ben cinque operatori, quando ne servirebbero almeno il triplo.
«Senza risposte immediate inoltreremo una denucia alla Procura della Repubblica per omissione atti d’ufficio», minacciano medici e infermieri. Ieri una delegazione del Pd si è recata nel girone dell’inferno alla romana. Il capogruppo dei democratici alla Regione, Esterino Montino, parla con rabbia. Perché quello che ha visto è troppo, davvero troppo. «Presenterò immediatamente una richiesta di Consiglio straordinario. Serve una maggiore dotazione di personale medico e infermieristico. La situazione è tragica. Non voglio dire che anche in altri periodi non fosse grave, lo era anche nel 2008 e nel 2009, e non è mia intenzione strumentalizzare. Però oggi abbiamo toccato il fondo. Ci sono decine e decine di persone nei corridoi, dentro il reparto di rianimazione, in barella».
La direzione del nosocomio minimizza. E promette: presto arriveranno altri posti letto, presto riorganizzeremo. E intanto al San Camillo arriva un’altra ambulanza. Ricomincia la trafila. Un’altra notte lunghissima. Per chi vorrebbe curare, per chi chiede aiuto.
fonte : l'unità
Questo blog vuole essere uno sfogo è una condivione di tutte le problematiche di quanti sentono la crisi sulle proprie spalle. Storie - News - Lettere - Racconti della rete
martedì 14 febbraio 2012
I veri conti della crisi
Da mesi i media scrivono di crisi ed i conseguenti dibattiti si sprecano. Chi legge se n’è reso conto dal borsellino più leggero e da un progressivo cambiamento d’abitudini di vita. Per quelli che ci seguono, questa volta, faremo alcuni conti concreti per capire la gravità della faccenda. Per praticità, abbiamo preso in considerazione un ipotetico nucleo famigliare composto di marito e moglie. La signora è casalinga ed il marito pensionato ad Euro 1300 netti mensili. L’alloggio è in locazione. Prima spesa: Euro 520 (locazione più amministrazione). Restano Euro 780 per il resto. Andiamo avanti. Per l’energia (luce e gas) la spesa ad Euro 80 mensili. La coppia non ha telefono fisso, ma due cellulari che ricaricano con Euro 10 ciascuno; per un totale d’Euro 20 mensili. Per il menage famigliare restano Euro 620. Per il vitto, la signora, che si arrangia assai bene in cucina, spende Euro 17 il giorno ( comprese le frazioni di condimenti, detersivi per cucina e per l’igiene personale). Il totale è Euro 510 ( mediamente). Rimangono Euro 110 (circa) per il trasporto urbano, le imposte comunali e gli “imprevisti”, che non mancano mai per le famiglie italiane. Nel conteggio, e lo specifichiamo, non abbiamo tenuto conto del vestiario ( biancheria compresa) e delle spese, ormai, voluttuarie. Tutto sembra, quindi, nella norma; pur se spartana. Ma i pensionati con un trattamento come riportato rappresentano il 40% degli italiani in quiescenza. Il restante 60% e ripartito tra pensionati sotto i 1000 Euro mensili (48%) ed i “fortunati” che superano Euro 1500 il mese (12%). Le percentuali riflettono la situazione di milioni di famiglie italiane che sono state chiamate a sacrifici assolutamente non previsti. Questo è il quadro generale. Entrare nel particolare, però, è assai meno confortante. Tra i pensionati con meno d’Euro 1000 ( netti) mensili, ben il 32% “campa” con circa Euro 500 (senza familiari a carico). Sarebbe interessante sapere dove e come. Ne consegue che se per il 29% degli italiani è difficile sopravvivere, per il restante 31%, secondo noi, coniugare il pranzo con la cena ed avere un tetto sopra la testa appare impresa ardua se non impossibile. Naturalmente, non abbiamo considerato gli imprevisti dovuti all’età ( medicinali, ricoveri ospedalieri, terapie domiciliari, assistenza personale). Solo sopra il tetto d’Euro 1500 mensili, per la coppia si prospetta una vita più consona ai sacrifici di una vita. Il quadro migliora se i coniugi sono proprietari dell’alloggio nel quale abitano. Ma l’IMU (Imposta Municipale Unica)”taglierà le gambe” anche a loro; perché gli anziani, non avendo figli a carico, già contemplati per ridurre la ferale imposta, la pagheranno per intero. A cena, davanti ad una minestrina, stracchino e mele cotte, le coppie anziane seguiranno le tele imprese del Professore e la situazione del Paese. Tra tassi bancari, bond, grafici di borsa, viene la sera. Unico divertimento, tanto per non essere solo sfiduciati, i programmi di una televisione, con decine di canali, dove gli interpreti soffrono (in apparenza) o gioiscono, ma guadagnano. Anche molto bene. Questo giro di vite post Berlusconiano ci piace sempre di meno. Lo scriviamo sicuri di non essere i soli.
fonte: Politacementecorretto.com
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