In particolare, la questione verte intorno all’acquisto di una serie di caccia F35, il cui costo complessivo sarebbe da paragonare a quello di una finanziaria. Eppure, la pressante crisi economica ed il buon senso, non hanno smosso Mario Monti, il quale ha tutta l’intenzione di acquisire i suddetti velivoli militari.
Intanto si allarga lo schieramento politico che chiede a gran voce di non comprare i costosi caccia. Ora Idv, Fli e tutto il movimento pacifista, si trovano insieme per protestare contro questo atto, che proprio a causa della crisi economica, sarebbe da evitare. Come sostiene Enzo Raisi di Fli, nuovo seguace del fronte di opposizione alle eccessive spese militari:
«È giunto il momento di rompere un tabù, o almeno di rimetterlo in discussione. È quello degli sperperi in spese militari legate ancora al vecchio schema degli anni della guerra fredda. Ad esempio, il recente acquisto dei caccia F35, per un valore analogo a quello di una manovra finanziaria. Il governo Monti dovrebbe riflettere e riaprire anche il capitolo della dismissione dell’enorme patrimonio di ex caserme e strutture abbandonati dalla difesa: si individuino procedure-lampo per immetterli sul mercato visto che quelle esistenti sono lunghissime e inefficaci».Sulla stessa lunghezza d’onda anche Antonio Di Pietro, leader Idv, che rivendica di essere stato il primo a denunciare questo sperpero di soldi pubblici:
«Meglio tardi che mai. Alla fine anche la grande stampa e qualcun altro si sono accorti che scandalo insopportabile siano i miliardi di euro che buttiamo in spese militari. Soprattutto se si pensa che per il Servizio civile nazionale, invece, i fondi sono precipitati dai circa 170 milioni del 2010 ai 68 del 2012. Quando il ministro della Difesa ammiraglio De Paola ha detto che a tagliare le spese militari non ci pensava proprio, nessuno tranne noi aveva fiatato».Fonte: La Repubblica
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