Quando un anno si accinge a finire è naturale tentare un bilancio, provare a ricostruire gli alti e i bassi, i più e i meno, di questo 2011. Un insieme di fattori possono far sperare nella fine di un ciclo di crisi durissima, che ha cambiato per sempre l'Italia, che nel suo 150esimo compleanno ha forse vissuto una delle prove più grandi, tentare di riguadagnarsi il futuro, puntando sulle sue generazioni presenti e a venire, nel tentativo non scontato di questi tempi di preservare quel sentimento di unità che ci ha reso un paese straordinario ed unico nel panorama internazionale.
Certo in questi anni si è giunti a tante insopportabili esasperazioni, foraggiate da costumi etici e morali discutibili che hanno investito tutti gli aspetti della vita, pubblica e privata, dalle istituzioni, alle aziende, senza risparmiare nessuno, crisi totale dunque, continua e apparentemente senza fine. Eppure, al termine di questo ennesimo anno difficile, io preferisco non guardarmi indietro, preferisco puntare avanti. Gli errori passati sono, erano evitabili, ma non amo piangere sul latte versato, penso che da uno sbaglio si possa trarre insegnamento, che dalle paure si possa trarre coraggio, che dalle difficoltà nasca sempre il senso di rivalsa, di sfida, preferisco guardare i tanti buoni esempi dati dai tanti uomini e donne, cittadini e rappresentanti dello Stato, delle imprese, del mondo religioso, dei professionisti e dei lavoratori che non sono mancati, dai tanti che hanno celebrato questi straordinari 150 anni con la fatica, il sudore, l'onestà, le idee, il cuore degli italiani che continueranno a fare grande il mio paese.
Il senso e il forte bisogno di appartenenza, di merito, di giustizia, la fede nei valori morali e religiosi che hanno reso l'Italia grande nella storia del Mondo, questi sentimenti positivi che si sono rafforzati a causa dei problemi generati da questa crisi, fanno nascere in me alla fine di quest'anno, un senso di opportunità. Oggi siamo costretti al cambiamento, siamo messi all' angolo dalle circostanze e possiamo solo tentare di realizzare con le nostre mani il futuro che sentiamo di meritarci. Rivoluzionare i nostri sistemi economici, sociali costerà fatica, paura, qualche volta genererà rabbia, ma se agiremo spinti dalla volontà di creare nuove e solide basi per la crescita (non solo economica, ma soprattutto sociale) di questa nazione, renderemo questa terra un luogo migliore, per noi e per i nostri figli e soprattutto avremo compiuto il nostro dovere: avremo reso omaggio e ragione ai tanti che in 150 anni hanno versato veramente lacrime e sangue per fare l'Italia.
Questa Italia che merita i migliori italiani di sempre, noi: giovani di tutte le età che continuiamo a sognare, che ogni Natale, ogni volta che un anno finisce, guardiamo avanti senza perderci di animo, perché la prova più difficile non è mai stata superare questa o un'altra crisi, ma dimostrare a noi stessi e a chi ci seguirà di essere stati gli uomini e le donne che hanno continuato a costruire per questo paese un altro anno, un altro mese, un altro giorno, migliore di quello passato.
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