lunedì 9 gennaio 2012

Sono un imprenditore: ho dovuto cedere l'azienda e capisco quelli che si sono uccisi

È passata un'altra settimana dal suicidio di un piccolo imprenditore e mi accorgo sempre di più che in questo paese è stata l'unica strada percorribile intravista da chi vuole risolvere i problemi legati alle banche.

Sono stato un piccolo imprenditore che a causa di problemi ricevuti dai clienti ha dovuto cedere l'azienda per un pezzo di pane per far fronte ai debiti contratti verso le banche e i fornitori. Purtroppo malgrado l'appoggio di un commercialista sono riuscito anche a non incassare questo. Scoprendo che colui che ha acquistato l'azienda ora, dopo averla svuotata, ha iniziato a manomettere i bilanci per poterla chiudere e riaprire con altro nome, mentre io che ho voluto essere sino in fondo onesto dopo Natale mi ritrovero senza casa per la mia famiglia e senza lavoro.

Scopro che persone che negli anni scorsi sono venute a piangere a casa mia in cerca di soldi in prestito, hanno spostato la proprieta dei loro beni all'estero, e alla richiesta di poter avere da loro almeno una parte di ciò che avanzo mi dicono di mettere puro all'incasso gli assegni, in quanto loro sono nullatenenti, pur con villa a Milano e casa al mare.

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